Sicuramente l'album più'ermetico del nostro eroe.

In commenti precedenti ne lamentavo una certa freddezza, allora me lo sono riascoltato per benino questo fine settimana caratterizzato da due eventi totalmente opposti, la tragedia del Bangladesh che ha toccato in lungo e in largo la nostra penisola e un episodio leggero quale la partita degli azzurri condita dalle performance di Zaza e Pelle'.

L'album ha rappresentato uno spartiacque nella carriera d'Ivan, raggiunta la vetta col disco precedente,"Seni e coseni" non era probabilmente il disco che ci si aspettava.

Il nostro invece, come qualsiasi artista che si rispetti, decide di dare un cambio alla sua produzione, forte è la volontà di non ripetersi, magari pubblicando album simili ai precedenti.

"Viaggi e intemperie" rappresentava l'apice di un periodo di grande creatività condita da grosse soddisfazioni commerciali.

"Seni e coseni" e' diviso in due lati totalmente opposti, il lato A ci presenta il nostro accompagnato dal pianoforte e dalla chitarra acustica, i brani più convincenti sembrano essere "Pasqua" e la nota "Cleo", famosa più che altro perché presente in alcune raccolte, manca in effetti una vera e propria Hit, altra ragione per cui l'album non andò bene, ma si sa' un artista vero non vuole stare fermo, vuole sperimentare.

Il lato B presenta una miscela di brani blues rock, anche questi tuttavia caratterizzati da una certa freddezza nella produzione, non si tratta tuttavia di grandi canzoni, divertente il testo di ''Digos Boogie" oppure il Reggae di "Ugo l'italiano" dedicata al bassista Hugh Bullen, bella anche la chitarra in "Tigre". Un album per completisti.

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