Questa è certamente una recensione difficile, complicata dall'evidente "fuori età" che la caratterizza. Il regalo di mio figlio mi consente d'esplorare (coraggiosamente) la sua musica, la Musica che ascoltano gli adolescenti di oggi e perché no fare un parallelo con quella di cinquanta e rotti anni fa, che saziava la mia sete d'ascolto.

Visto che l'autore di questo album non è nemmeno recensito vale la pena di raccontare qualcosa di lui. Jacopo Lazzarini in arte "Lazza" nasce a Milano nell'estate del 1994 e fin da ragazzino sviluppa interesse per la musica iscrivendosi al liceo musicale del Conservatorio milanese ed iniziandovi gli studi di pianoforte, che approfondirà in seguito nonostante il passaggio al liceo linguistico dove non consegue la maturità, probabilmente perché distratto dal mondo musicale che lo inghiotte a partire dai 15 anni. Molto rapidamente arriva la pubblicazione del primo album "Zzala" del 2017, che ottiene un discreto successo, senz'altro sufficiente a consentirgli di proseguire la sua attività e permettere l'uscita, un paio d'anni dopo, del secondo lavoro intitolato: "Re Mida" cui deve la sua definitiva consacrazione, raggiungendo addirittura il primo posto nella classifica FIMI degli album e consentendogli la firma di un ricco contratto con la Island, casa discografica di cara memoria.

E finalmente l'anno scorso arriviamo al lavoro in questione il cui successo commerciale è tale da risultare l'album più venduto in Italia nel 2022, trainando la seconda edizione in questione, arricchita da un secondo vinile denominato: "Concertos" composto da 8 brani, impreziositi dall'accompagnamento al pianoforte suonato dall'autore, ma fra i quali purtroppo non compare il singolo "Cenere" secondo arrivato a San Remo 2023.

Lazza si può inquadrare nella corrente "trap" assai corrente nell'odierna gioventù, tuttavia "Sirio" denota la sua maturazione verso un rap più commerciale e maturo, particolarmente in "Concertos" che è, a mio parere, la parte più riuscita del doppio album. Cosa mi piace da "antico" recensore? Probabilmente l'impegno a descrivere la quotadianità di questa generazione, anche in maniera un po' sfacciata e volgare, ma senz'altro diretta: caratteristiche salienti queste del trap; tuttavia Lazza aggiunge anche una vena personale, più intima e relativamente malinconica. Viceversa trovo il complesso del lavoro musicalmente piuttosto ripetitivo ed ossessivo, il che alla lunga probabilmente stanca pure i più assidui sostenitori, salvo che l'alienazione non sia il proposito d'ascolto........

Smodato, per non dire totale, è l'uso dell'auto-tune: software che consente di correggere l'intonazione della voce e mascherare errori o imperfezioni canore, il che capirete come "faciliti" la produzione di brani che sembrano sostanzialmente repliche gli uni degli atri, conditi essenzialmente con tastiere e percussioni elettroniche, e il pianoforte appunto nella quarta facciata. Il che mi fa ricordare ad esempio l'introduzione del neonato sintetizzatore Moog, largamente usato dai tastieristi d'inizi anni '70 come Keith Emerson e Rick Wakeman, naturalmente mantenendo le debite distanze!

Evito di indicare un giudizio per pudore, ma voglio dare un indirizzo a coloro, non più giovani, che si volessero confrontare con questa musica ed è quello di pensare alla situazione di un nostro genitore appassionato di Musica Classica ed in particolare di Mussorgsky al sentire girare sul piatto un "Picture at an Exhibition" di Emerson Lake & Palmer.... Altro aneddoto generazionale personale è quello di mio padre assolutamente avulso e sconcertato di fronte a tutto il po po di musica che girava a fine anni '60 ed inizi '70 e ciò nonostante un bel giorno appena comprato "Wish You Were Here" e messolo sul Thorens, s'affaccia e chiede: "Ma che gruppo è questo? Mica male, che suggestivo!", poi gli spiegai la dedica ed evocazione dell'album e per la prima (ed unica) volta fummo dalla stessa parte; cosa che dovrebbe ripetersi ora, ma la vedo dura con il buon Lazza, aspetterò tempi ed esecutori migliori! Concludo dicendo che la grafica è molto curata e pure la tecnica sonora senz'altro buona peraltro di fronte a composizioni di certo non molto impegnative da questo punto di vista.

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