Il ritorno degli Jacula, la creatura occulta di Antonio Bartoccetti, figura carismatica del dark-prog italiano degli anni ’70 e vero antesignano di tematiche dark e sataniste, era indubbiamente molto atteso. In Cauda Semper Stat Venenum (1969 ) e Tardo Pede in Magiam Versus (1972) sono dei veri e propri oggetti di culto, dischi che all’epoca vennero stampati in pochissime copie e inviati a monasteri e sette religiose. Dopo lo scioglimento del gruppo, Bartoccetti proseguirà poi la sua carriera musicale sotto il nome di Antonius Rex, continuando concettualmente con le oscure tematiche simboliche di Jacula. La musica di Jacula è stata innovativa, caratterizzata dalle atmosfere tenebrose dell’organo a canne suonato dal grande Charles Tiring , dall’assenza della batteria e dai riff chitarristici “sabbathiani” di Bartoccetti oltre che dai testi recitati in latino e dalla voce di Doris Norton. In alcuni momenti, il suono di Jacula ricorda le colonne sonore dei film horror italiani di registi come Mario Bava e Riccardo Freda.

In Pre Viam, il cui anagramma significa vampiro, è presente il figlio Rexanthony alle tastiere. Il sound, rispetto ai primi Lp, è più pulito e moderno e c’è molta attenzione alla produzione. Devo dire che, purtroppo, si perdono le genuine atmosfere dark e gotiche delle origini anche se le composizioni sono di buon livello e, a tratti, ricordano gli antichi fasti. In particolare, spiccano la minacciosa title-track, caratterizzata da un bell’inizio di chitarra acustica e che prosegue con tastiere cupe, cori sepolcrali e un’oscura voce femminile che recita continuamente “Oh sir it can’t be”. L’altro pezzo forte è “Deviens Folle”, contraddistinto da un magnifico piano gotico e classicheggiante mentre meno convincente è “Blacklady Kiss”, in cui prevalgono atmosfere celtico new-age. Realmente inquietante è poi la traccia finale ovvero “Possaction” che riporta la registrazione di un vero esorcismo in cui si possono ascoltare le urla angoscianti di Sandra B, ragazza poi morta suicida. C’è infine anche un video (“Veritates”) in cui Bartoccetti rende note le sue personali verità prendendosela con pedofili e coprofaghi. Non resta che sottolineare come si tratti di un buon disco ma anche, almeno a parere di chi scrive, di un'occasione mancata. Bartoccetti, lungo l’arco della sua carriera, ha avuto in ogni caso un’invidiabile integrità artistica - anche se continuo a preferire il materiale degli anni '70 - e ha dimostrato di avere una concezione dell’arte che va oltre l’aspetto musicale per farsi esperienza occulta e soprannaturale.

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