Cosa succede quando un tranquillo crittografo della CIA vede la moglie morire in un attentato a Londra? A quanto pare, lascia perdere codici e computer, prende in mano una pistola e decide di farsi giustizia da solo. È questo il punto di partenza di The Amateur, un film che mostra un nerd in modalità "vendetta". Infatti il titolo italiano è "Operazione vendetta", e come al solito tinge il film di melodramma spostando l'attenzione dal protagonista (il dilettante) all'azione.
Charles Heller, il nostro analista in lutto, riesce a identificare rapidamente i responsabili - grazie a un misto di banche dati e un uso molto disinvolto della rete interna della CIA. Chiede quindi che vengano eliminati immediatamente. Ma i suoi superiori - Horowitz e Moore, due burocrati da manuale - si oppongono, preferendo “non interferire per catturare l'intero network” o una di quelle espressioni vaghe che la CIA usa quando non ha voglia di agire.
Peccato per loro che Heller abbia un’arma segreta, sufficiente a far tremare tutta la catena di comando, e in breve tempo riesce a farsi addestrare per andare lui stesso a caccia dei terroristi. Ed è qui che il film prende una piega interessante: invece del solito agente segreto invincibile, carismatico e sempre impeccabile, abbiamo un protagonista spaesato, impreparato, che sbaglia, ha paura, e cerca di sopravvivere alla meno peggio. E stranamente, funziona.
Certo, non manca il classico tour europeo, ma dimenticatevi le location da cartolina: qui si passa da Parigi a una Marsiglia decisamente poco turistica, poi una Istanbul invernale e altri luoghi grigi, squallidi e mal frequentati.
Curiosità: il ruolo principale doveva andare a Hugh Jackman, ma alla fine è stato sostituito da Rami Malek - che è anche produttore esecutivo. Scelta più che azzeccata. Jackman avrebbe interpretato il tutto come se fosse Wolverine va alla CIA, tra mascelle tese e sguardi torvi. Malek, invece, dà al personaggio un’umanità fragile e credibile: sembra davvero uno che potrebbe crollare da un momento all’altro. E questo, nel contesto, è un punto di forza.
Insomma, non è un capolavoro ma ha abbastanza tensione, atmosfera e ambiguità morale da distinguersi dal solito film d’azione patriottico. E poi, è bello vedere un protagonista che sembra davvero uno che lavora in ufficio... e che magari la sera torna a casa dal gatto.
Si tratta di un remake di un film canadese del 1981, mentre questo remake è diretto da James Hawes alla sua seconda prova cinematografica dopo "One Life".
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