Che belle le fanciulline ottocentesche, specie se vanno al rellentatore. Tanto non c'è nessuna fretta, Achille non raggiungerà mai la tartaruga.

E comunque trattasi di drone folk, almeno così dicono i manuali.

E quindi: lento accumulo, rari squillanti clamori, grammatica notturna...

Infinite varianti intorno al concetto di deriva.

Un brodino amniotico che culla la stanchezza e accoglie ogni più delicata figura, il disegno distratto sul vetro appannato, il puntino di luce sopra uno stropicciar d'occhi.

Il primo passo è un'ipnosi argentata, il secondo uno schizzo acustico vicino al collasso. Il terzo è un risveglio shoegaze, il quarto una melodia sinistra, appena appena fluttuante.

Scivolo nel sonno o forse scivolo e basta. Il gatto salta sulla scrivania

A traccia cinque, sei quasi liturgica. Con chi stai parlando? Non c'è risposta.

Sei è una specie di niente che si trasforma in Metal Machine Music sulla via lattea...poi di nuovo l'ipnosi, il respiro che è un soffio, poi un'onda...

E vorresti non finisse mai.

A traccia sette il primo pensiero è Nico, il secondo ancora l'ottocento, “io canto per consumare l'attesa”, siam sempre li...

Intanto il gatto è di nuovo sulla scrivania.

E io mando un bacio alla mia nuova fidanzata cosmica dalla voce che è appena un sussurro.

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