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Con dentro - Diamonds And Rust

Pagina bianca. La mente scatta, le dita fremono... è possibile? Si.
Come un dentista davanti ad un paziente con un dentre che ama ballare, pongo rimedio. Subbbbbbito.

Anno di grazia 1975. Joan Baez, la regina del folk, quella con i capelli lunghi lunghi neri che volava di concerto in concerto senza apparente sosta, la donna che aveva attratto a se anche lui, "animo chiuso", alias Robert Allen Zimmerman, si apprestava a pubblicare il suo disco di maggior successo, dove, tra l'altro, appaiono anche alcune sue composizioni (perbacco!).

Il disco si apre con la sua canzone più famosa, "Diamonds And Rust", trascinante, solitaria, fuggevole. La breve introduzione di chitarre acustiche regala un ritmo orientaleggiante, al quale segue il canto limpido della cara Joan, quel suo tocco magico, il lieve tremolio alla fine di ogni parola di ciascun verso. Tornano i ricordi del rapporto con Dylan, dolenti. La voce racconta e sarebbe meglio che non finisse più... Nel ricordare i tempi passati

" It's all coming back too clearly,
and yes I loved you dearly,
and if you're offering me diamonds and rust
I have already paid "

Dylan, Dylan e sempre Dylan... povera Joan.

Si distringuono in particolare "Never Dreamed You'd Leave In Summer" (di Stevie Wonder, dall'album "Where I'm Coming From"), dolce grazie alle note di piano splendide e specialmente per la prestazione vocale di Joan, e anche "Children And All That Jazz", allegra e spensierata.

"Dida", duetto Baez/Joni Mitchell. Uno dei momenti più belli del disco, traccia da ascoltare, senza scuse. Le due voci femminili più belle assieme creano un canto indescrivibile. Bello bello bello. E basta.

"Simple Twist Of Fate", di Bobby, è anch'essa interpretata e suonata bene. Riesco a percepire una lieve emozione nel canto di Joan qui.
I ricordi bruciano, si dice in giro... bella la parte di chitarra acustica, accordi e note che volano molto in alto.

In conclusione un bel disco, non perfetto, ma in qualche modo speciale. Joan riesce a dividere la sua tristezza con l'ascoltatore, ma se una volta tutto andava bene, bisogna ricordare che i tempi cambiano, come disse una volta un tale di Hibbing...

Where have all the flowers gone?

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