Ma se davvero il 17 portasse sfortuna?

Al povero Joe poco fregava di quel numero, stante che come suddito di sua Maestà riteneva fosse 13 il numero da evitare, sta di fatto che questo "No Ordinary World" è il suo diciassettesimo album in studio e non gli portò particolare fortuna né come fama, né come vendite. Tanto che neppure Wikipedia lo cita (salvo la conta dei brani) e commercialmente riuscì a malapena a vincere un disco d'oro (100.000 copie vendute in un singolo mercato) e guarda caso in un paese come la Francia dove Joe non era mai andato alla grande, un'inezia a chi era abituato a dischi di platino a volontà. Insomma un flop, ma rendere omaggio ad un grande interprete della Musica a mio parere significa anche mettere in luce opere minori come è quest'album.

Minore, ma di certo da non buttare impreziosito com'è dalle cover di grandi come Winwood (ottima "While You See a Chance" che scivola via piacevolmente) e Cohen (il brano d'esordio) o pezzi dall'inconfondibile aplomb come "My Father's Song": un R&B che non può lasciare indifferenti. Nonostante vi sia qua è la qualche intrusione rock come in "She Believes in Me" la sostanza dell'album è senz'altro pop con vette quali "Where Would I Be now" non a caso di Michael McDonald, sprazzi esotici come l'arabizzante "Soul Rising", "lenti da intorto" come "Naked without You" non a caso: "Nudo senza Te"...... come ai bei vecchi tempi di "With a Little Help from My Friends", simpatici ritornelli ritmati come "Love to Lean on" ed infine "On My Way Home" senz'altro struggente a partire dal titolo, ma non in grado d'aggiungere nulla ad un lavoro che fatica araggiungere le 3 stelle che accordo per eccesso e tenendo in considerazione l'ottima resa acustica del prodotto ed il rispetto per il mare di musicisti (oltre una trentina) che hanno dato del loro meglio per renderlo almeno dignitoso.

Quanto sopra si riferisce alla versione "europea" del CD uscita nel 1999, l'anno successivo per ingraziarsi, senza successo, quel grande mercato uscirà la versione con 14 brani che nulla aggiunge in positivo a "No Ordinary World", salvo forse un miglioramento estetico della sua discutibile grafica "europea"; tema in cui purtroppo il nostro eroe mai ha brillato durante l'arco di tutta la sua carriera, dimenticando ahimè che: di sicuro è l'orecchio decide le sorti di un brano o di un album, ma anche l'occhio vuole la sua parte! Basta pensare a "The Dark Side of the Moon" o ai primi capolavori degli Yes.

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