Premessa:

Ehm, a proposito di “A proposito di Davis” diretto dai fratelli di Minneapolis, ecco alcuni stralci ricavati qua e la nell’ultimo quinquennio e rielaborati nel comporre come una sorta di puzzle questo mio contributo nato dopo aver risentito il brano che ho postato negli ascolti poco fa e che ha ripostato a galla la visione del bel film avvenuta alcuni mesi addietro.

Ok, sarò breve o almeno ci proverò, dunque:

C'era una volta… il Greenwich Village, capitale indiscussa del folk, a partire dal quale Robert Allen Zimmerman (il quale salirà sul palco alla fine della pellicola) avrebbe cambiato la storia di una certa musica.

Ma questa nostra storia comincia già da prima, quando il genere folk è ancora inconsapevolmente alla vigilia del suo boom e chi lo suona (come il protagonista Llewyn Davis) proviene dai sobborghi operai della Grande Mela ed è in cerca di una vita diversa da quella condotta dai propri genitori.

Lui, LD, è un musicista di talento, dorme sul divano di chi capita, non riesce a guadagnare un soldo e pare perseguitato da una sfiga tremenda, della quale è in parte responsabile.

Come in un cerchio il film si apre in un vicolo e si chiude nello stesso vicolo… non prima però di averci mostrato malinconicamente gli sforzi di LD per riuscire ad ottenere la sua parte d’amore e successo nella vita nonostante il partner del duo che ha formato si getti da un ponte e ehm, un gatto senza nome ci metta lo zampino per farlo apparire ancora più perdente.

La cinica frase che in buona sostanza racchiude il tutto è quella pronunciata da un produttore a cui LD fa ascoltare una sua canzone, senza nemmeno l’accompagnamento della sua inseparabile chitarra cioè “non si fanno soldi con quella roba”

La pellicola s’ispira al libro “The mayor of MacDougal Street” uscito in Italia (dopo e grazie al film dei Coen) col titolo “Manhattan Folk Story” (ma è tutta un’altra cosa) una semi biografia sul newyorkese Dave Van Ronc cantautore e chitarrista, amico nonchè collega meno famoso di Bob Dylan, riferiscono in un intervista i Coen che il personaggio da loro creato, ovvero Llewyn Davis, è un miscuglio di DVR e altri performer che si esibivano allora al Village di New York, in un’epoca intorno al 1961, rimarcando il fatto che "il film non aveva una trama vera e propria, e ciò ci portò a riflettere su questo punto, e fu per questo che inserimmo il gatto”, comunque per tutti coloro che videro il film, precisiamo che non parla di Dave Van Ronk, ma è ispirato solo ad alcuni episodi modificati dal libro succitato, è ambientato nell’inverno del ‘61, subito prima dell’esplosione del genere folk: di lì a poco il Greenwich Village sarebbe divenuto un circo permanente, con i locali aperti all night long, concerti dapertutto, giornalisti, turisti, curiosi, alcool a fiumi & un sacco di canne, ça va sans dire.,. a quell’epoca comunque, a differenza del personaggio nel film, Dave Van Ronk si era già sistemato e viveva con sua moglie aspettando la fine dell’inverno e presagendo quel cambiamento che avrebbe trasformato non solo le loro vite.

Durante la visione di questo film si viene pervasi da una sorta di déjà vu malinconico, sia riferendosi ai personaggi che alle atmosfere di quegli anni, ci sembra di aver già vissuto il tutto, vuoi per i libri che si son letti, vuoi per altri film che si son visti come soprattutto per tante canzoni che si son ascoltate nel corso della vita (questo almeno vale per me, nonostante che nel ’61 non tenessi nemmeno 3 anni)… e niente.

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