Ah… l’impertinenza dei dischi col faccione in copertina! Quanti ce ne sono ormai che non sopporti più di vedere fra gli stand degli ormai pochi negozi rimasti? Per lo più prodotti da màcina, postumi di qualche reality show. Photoshop, frocioshop! Ricordarsi che non è sempre stato così! È importante! Quanti quelli che ti hanno chiamato a se, per un frugale ascolto e per la Conquista definitiva. Ricordi? gli occhioni irlandesi? E la timidezza color seppia? Che dire della puzza di sigaro che ti arrivava fino alle narici? E la sorella del fratello più famoso?

Il debutto di John Grant rientra nella fantastica categoria dei “dischi col faccione” e mi ha conquistato  immediatamente. È bastato uno scatto impreciso, non a fuoco di questa splendida regina di Danimarca ed il suo mondo è diventato anche il mio. Quando i dischi col faccione sono dei debutti, ne convieni quasi sempre che si tratta di persone con grande carattere e tantissime insicurezze.

Questo omone americano dalla voce pulita canta un folk pop pianistico pescando in parte dagli anni 70 ed in parte dalla merda-della-sua-vita-sofar. Alcol, droga, isolamento. Un Antony Hegarty meno magniloquente ma altrettanto disperato, sembra. Un Elton John senza tacchi. Sicuramente meno teatrale ma altrettanto commovente. Queen of Denmark non ha un punto debole. È un disco perfetto, malinconico, ma di una malinconia controllata. Un disco che quando finisce lo lasci lì. Non lo riascolti subito. Piuttosto lo aggiusti bene sul mobile. Come una fotografia. Come un ritratto. Aspetti.

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