Tre anni dopo la fortunata collaborazione con i The Roots per l'ottimo "Wake Up!" e cinque dall'ultimo album da solista, "Evolver", John Legend torna a incantare il pubblico di mezzo mondo con la sua sempre calda e bellissima voce. Avvalendosi della produzione di Kanye West, il talentuoso cantautore americano riprende il suo percorso artistico dove l'aveva lasciato con il precedente album, ossia un soul che, pur restando ancorato alle sue sonorità più tradizionali, non manca di ammiccare, neanche troppo velatamente, alla black music più recente, senza però scadere nella tamarraggine da pseudo-ghetto da quattro soldi, e al neo-soul. Se però il precedente "Evolver" dava l'impressione di essere un tentativo un po' pasticciato di rinnovarsi, facendo cozzare in maniera troppo approssimativa il moderno e il tradizionale, "Love in The Future" sembra segnare per John il raggiungimento di un buon equilibrio tra le due parti.

Vecchio stile e modernità si fondono infatti alla perfezione in quest'ultima fatica in studio di Legend, senza che uno vada a prevalere in maniera eccessiva sull'altra; certo, non mancano brani in cui gli echi di "Get Lifted" e "Once Again" si fanno sentire di più, come "So Gone", "We Loved It" e "Aim High", dalle atmosfere quasi jazz, e la splendida "Angel (Interlude)", riuscito duetto con Stacy Barthe, ma il resto del disco prende una direzione decisamente diversa, diviso com'è tra splendide ballate piano-voce ("All Of Me", "Dreams", "You & I (Nobody in The World"), episodi più marcatamente R'n'B ("Who Do You Think we Are", "Open Your Eyes") e qualche piacevole e riuscita sperimentazione, come il tribal-soul di "Made to Love " (che vanta la collaborazione della bravissima Kimbra, nota per il suo duetto con Gotye in "Somebody That I Used to Know") e l'elettronica di "Asylum". Il tutto, grazie all'ottima produzione di Kanye West, riesce inoltre a risultare straordinariamente omogeneo e, forse per questo, un po' monotono, dando comunque la voluta impressione di non voler innovare nulla restando ancorato alla proprie radici, ma guardando comunque al futuro. Degna di nota è infine la voce di John, sempre calda, potente e in grado di interpretare alla perfezione sia i pezzi più impegnati che quelli più leggeri.

"Love in The Future" è insomma un disco godibile, consigliato agli amanti del genere e, più in generale, a chi vuole ascoltare un po' di buona musica d'autore. Non avrebbe però guastato un po' coraggio a lanciarsi in sperimentazioni più ardite ed eclettiche che invece si può trovare nella più giovane collega Janelle Monàe; niente che comunque infici la godibilità di quello che rimane in ogni caso un buon album. 

Nota: il voto sarebbe 3,5. 

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