Voi a 15 anni che facevate?

Pomeriggio spesi davanti al Super Nintendo? Primi limoni? Partite a calcio al campetto? Magari primi libri seri, da adulti, magari pure il primo interesse per la politica.

Magari vi sto sminuendo.

Nel 1969 a New York i ragazzi avevano ben altro da fare. Anzi IL ragazzo. Zorn passava così i suoi pomeriggi tra amici: parlando di figure mistiche controverse, filosofi dell'occulto, grandi bestie. Parla che ti parla con un amico l'attenzione del ragazzo si posa su una di queste figure in odore di misticismo, quella di Georges Ivanovic Gurdjieff. Per approfondire l'argomento si reca dunque al 734 di Broadway al Weiser's Bookstore, ossia la libreria occulta più antica degli Stati Uniti, e pure la più fornita di materiale riguardante uno degli altri amori indiscussi del buon John ossia La Grande Bestia mr. Aleister Crowley, e forse forse è proprio in questa libreria che nasceranno le idee malsane del compositore niùyorchese che daranno i natali ai vari lavori dei Moonchild. Spulcia qui spulcia là su uno scaffale, di certo polveroso è una libreria occulta che diamine, trova finalmente qualcosa: si tratta della semi-autobiografia di Gurdjieff "Meetings With Remarkable Men". E' una storia che rapisce l'immaginario del 15enne Zorn. Chi era Gurdjieff insomma? Facile: un maestro di danze, un filosofo e scrittore, un mistico di origine armena. Compie viaggi e studia la condizione della vita umana fino ad arrivare al suo pensiero ossia che viviamo le nostre esistenze in unostato di veglia apparente prossimo al sogno e che per trascendere questo stato bisogna raggiungere una sorta di isolamento e stato di calma seguito dal confronto con altre persone fino al raggiungimento di un livello superiore di consapevolezza della propria esistenza. E finisce per fondare un suo gruppo spirituale chiamato Istituto per lo Sviluppo Armonico dell'Uomo. Zorn non si mischierà mai con il gruppo di Gurdjieff ma rimane così colpito che nella sua testa comincia a delinearsi un quadro più ampio e musicale di questo sviluppo armonico dell'uomo.

Quell'anno è per lui bizzarro e particolare poichè, pensa un po' 'sti cazzo di 15enni niùyorchesi, si reca in un albergo per tentare di consegnare nientemeno che a Salvador Dalì dei lavori confezionati dalle sue sante manine di adolescente e mentre parla col receptionist del St. Regis Hotel chiedendo se poteva lasciare i suddetti lavoretti per il Marquis de Pubòl chi ti compare alle sue spalle? Proprio lui! Accetta i suoi lavori ed esce assieme a lui in strada chiacchierando di fiori. Ma è un'altra la scintilla che fa partire il suo motore malsano. Nel 1971 legge il libro "Mount Analogue" di René Daumal, scrittore francese discepolo di Gurdjieff. Domanda per voi cari nerdini del misticismo e del cinematografo: che film è stato ispirato da questo libro? Bravi, si tratta de "La Montagna Sacra" di quell'altro scoppiato di Jodorowsky. Il libro parla del viaggio di un gruppo di alpinisti che cercano la vetta più alta del mondo per poterla scalare e viaggiano su una barca chiamata "Impossible" e finiscono per approdare su un'isola che collegherebbe Terra e Cielo e dove finiranno per comprendere se stessi, scavando nel conosciuto e nello sconosciuto. 

John Zorn decide di compiere lo stesso viaggio mistico nel 2011 attraversando le maree del disagio musicale. Sul suo Impossible imbarca il quartetto Banquet di Cyro Baptista, e s'immerge in un lavoro tanto estenuante quanto mistico e pazzesco. 3 giorni consecutivi di takes, 12/16 ore di lavoro al giorno, isolamento quasi totale e concentrazione sulla propria interiorità. Risultato? 61 momenti musicali. Scremati, spremuti e pressati dentro i 40 minuti del disco. Intenso, fottutamente Masada, è un viaggio in antri d'introspezione e calma, effluvi di melodie armene e di mantra di pianoforte, la presenza costante di campane da orchestra e da preghiera, attraversando il deserto percuotendo il calabash arrivando ai piedi del monte analogo sulle note di una litania per gimbri che par uscita direttamente da "The Circle Maker" dei Bar Kokhba, e godendo degli inserti sessantianoecclesiastici (ibridi zorniani da erezione pura) di organo e folli svisate pianistiche che infilzano parti aperte e momenti più oscuri che toccano i più reconditi punti dell'anima contrappuntati da voci provenienti dal nulla.

Questo è "Mount Analogue", questo è il viaggio verso un impossibile reso umano attraverso le percussioni e una tra le più maniacali sonorizzazioni di un impossibile viaggio verso il proprio sè. Uno dei migliori dischi di Zorn degli ultimi tempi e di sempre, pochi cazzi.

Carico i commenti... con calma