Ideale per ascoltare e specialmente recensire un album come "The Friends of Mr. Cairo" sarebbe quello di seguire il consiglio di Paul Cezanne ovvero d'accostarsi ad un'opera d'arte come se fosse la prima volta che lo facciamo, risposta che il grande pittore di Aix en Provence dava a chi gli chiedesse il motivo e significato di tanti dipinti dello stesso soggetto (la montagna di Sainte Victorie). Siamo infatti di fronte a due "dinosauri" della scena musicale di fine anni '70 Jon Anderson & Vangelis entrambi al vertice, ormai calante, delle rispettive carriere che nell'intento di trovare nuovi stimoli e rilanciarsi nell'empireo musicale mettono assieme le loro straordinarie doti: canora il primo e compositiva il secondo. Verrebbe quindi spontaneo il collegamento ai loro ampi fasti precedenti invece di far finta di niente, per apprezzare questa loro fatica.

Ebbene dopo il promettente esordio con "Short Stories", nel 1981 esce l'album della loro confermazione, il loro capolavoro che corona di successo la nuova unione. Vorrei chiarire la motivazione che mi consente di attribuire all'album questo attributo, molto spesso abusato o usato a sproposito. Capolavoro rappresenta letteralmente l'opera d'arrivo, il miglior lavoro di un artista o un gruppo musicale come in questo caso, non necessariamente dev'essere il lavoro che più piace, cosa che spesso trae in inganno il recensore, ma lo sforzo per spostare in avanti l'orizzonte artistico, talvolta con scelte non proprio commerciali. Ecco in "The Friends of Mr. Cairo" avverto questo sforzo, che a parer mio ha successo in almeno un paio di momenti.

L'album fu pubblicato nel 1981. naturalmente solo in forma vinile e conteneva 6 tracce, ottenendo un ottimo successo in Nord America, ma non in Europa, ragione per cui l'anno successivo uscì una seconda edizione con l'ordine dei brani variato ed arricchita in testa del brano "I'll Find My Way Home" che non a caso è quello più "orecchiabile" ed era probabilmente stato tolto (out take) per scelta degli autori che l'avevano considerato "debole" rispetto agli altri brani. Morale l'aggiunta portò bene a "The Friend's of Mr. Cairo" permettendogli di raggiungere il meritato successo anche nel Vecchio Continente. Il brano di maggior classe rimane però la traccia che da il titolo al vinile, in cui riscontro maggiormente quanto sopra, una commistione di suoni quotidiani ed una melodia successiva che si sforza di riportare all'armonia quanto di caotico e rumoroso ci provoca l'inizio. Decisamente mossa è anche "Back to the School Boogie" punta di diamante per mettere in risalto le straordinarie qualità tecniche di questa incisione Polydor. Chiude il lato A la melensa "Outside and Inside" certamente voluta da Anderson per mettere in evidenza, qualora ce ne fosse bisogno, le sue qualità canore che a mio parere risaltano ben di più nel lato B, a partire dalla traccia di maggior successo "State of Independece", marcia trascinante presa in prestito l'anno dopo da Donna Summer per una versione disco che ne sminuisce decisamente il valore musicale, un poco rialzato dall'altra versione del '94 del duo Moodswings. Con ben altro livello si esprime invece il duo dei nostri protagonisti in "Biside" con lirica piuttosto intimistica di Jon e nella finale e dolcissima "The Mayflower" descrittiva l'epopea della celebre nave che nel 1620 porto i padri pellegrini Puritani da Plymouth (Inghilterra) a Capo Cod nel Nuovo Mondo, dandone il via alla colonizzazione anglosassone .

Concludo con il punteggio, solo apparentemente incoerente con quanto sopra in quanto il definire un album Capolavoro per questi artisti non significa necessariamente lo sia a livello assoluto, per arrivare a tanto "The Firends of Mr. Cairo" manca di continuità, qualche pezzo è decisamente troppo "tradizionale", la grafica è decisamente modesta. molto modesta e a nulla valse l'aggiornamento operato con la seconda edizione. Certo è un album che vale la pena di avere, magari solo per sfoggiare le qualità tecniche del proprio impianto......

Ah da ultimo un suggerimento Vangelis, Angelo nella nostra lingua, si pronuncia senza la "n", giusto per evitare la cacofonia.

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