Si fà strada fra una coltre di vapore acqueo e nugoli di zanzare l' ascoltatore di questo capolavoro del trombettista del quarto mondo Jon Hassel, sopra a una canoa di ebano un silenzioso malesiano ci introduce lentamente giù per un fiume nell'afosa foresta equatoriale, non c'è posto per le voci e i rumori dell'uomo qui dentro, il silenzio è il rispetto dovuto alla flora selvaggia che ci inghiotte e ci sorveglia dall'alto di alberi secolari, noi indaffarate formichine metropolitane siamo ora intrusi ed estranei nella originale idea del Santo Padre e di Madre Natura.

Il mondo da qui scorre su cromature che mutano mimetiche dal verde al marrone, l'aria è densa e carica di umidità, il sole trova faticosi spiragli tra le fronde, serpenti arrotolati, uccelli colorati e insetti giganteschi sibilano, cinguettano e ronzano sugli scroscii di rivoli d'acqua e cascate lucenti nella perfetta sinfonia del creato.

Puoi ritrovare te stesso sperduto qui dentro, quando il timore che incute la maestosità della foresta lascia posto allo stupore, i nostri sensi sconvolti riaccolgono odori e sapori primordiali e li convogliano verso il nostro represso essere animale.

E così il fiume diventa la vita, novelli Aguirre scivoliamo speranzosi verso l'ignoto mentre scimmie danzanti mai tanto simili a noi penzolano liane sulle nostre teste in un fraterno atto purificatore, il ricordo delle nostre vacue esistenze precedenti dolcemente scompare, il respiro si affanna e il sudore ci denuda dei nostri abiti bagnati.

Un ultimo tuffo nell' acqua di cristallo, addio traghettatore malesiano, addio lontano mondo artificiale, mi ricongiungo alla mia famiglia, ho ritrovato la mia casa oggi.

Primitivo!

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