Stordito dal dormiveglia mi scopro alla ricerca di mondi lontani, di energie primitive, di suoni ancestrali. La penna di Rimbaud dipingeva città e genti che non sono di questa terra? Anche la tromba di Hassell può farlo; mi aggrappo a lei come il più miserabile dei naufraghi; lei mi porterà, battello ebbro che naviga alla deriva, in una giungla di sogni… O meglio, in una giungla da sogno.

Fredda antropologia ed arcana metafisica fuse in miracoloso equilibrio. Afosa elettronica che surriscalda percussioni aborigene; riti magici calibrati al millimetro che celebrano i misteri della Natura.

L’onnisciente tromba di Hassell serpeggia pastosa e discreta, bofonchiante e soffocata. Si deposita sul Tutto impregnandolo del suo odore; volute di fumo spirate a pieni polmoni. Ricrea il Tutto riplasmandone i colori; piombo fuso che scioglie i contorni delle cose, mescolandole.

Ed allora vedrete tigri e piante, sassi e fiumi, sottobosco e fiori, aborigeni e scimmie urlanti; li vedrete per quello che sono realmente. Colori che formano un dipinto, note che compongono una sinfonia, anni che raccontano una vita.

Hassell come Fahey, alchimisti del suono che hanno trovato la pietra filosofale; la realtà visibile si muta nella Realtà.

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