Dopo lo scioglimento dei Purple nel 1976 ognuno andò per la sua strada: Glenn Hughes per la via della soul music, Coverdale per il Rythm'n Blues prima e per l'AOR dopo, Tommy Bolin verso una purtroppo brevissima carriera solista e Lord insieme a Paice formò un gruppo insieme a Tony Ashton, I PAL, con i quali non riscosse il benchè minimo successo...
Però prima di imbarcarsi in questo progetto Jon Lord trovò il tempo di realizzare la sua ultima "Opera" Classico/Rock: "Sarabande".
Per far ciò si circondò di un eccellente gruppo nel quale spicca il nome di Andy Summers, che al suo attivo vantava collaborazioni con Soft Machine e Kevin Ayers e di li a poco avrebbe formato un gruppo con un certo Sting, il bravo percussionista Mark Nauseef, noto ai fans di Ian Gillan per la sua permanenza nella Ian Gillan Band e anche per la sua collaborazione con i Thin Lizzy, una buona base ritmica formata da Paul Karrass e Pete York rispettivamente al basso ed alla batteria ed un'intera orchestra sinfonica diretta dal maestro Eberhard Schoener.
A differenza delle prove precedenti insieme ai Deep Purple ("Concerto for group and orchestra" e "Gemini Suite") nelle quali era più preponderante la componente musicale Barocca e di Rock Pesante, in questa c'è una più marcata componente Jazzistica ed una certa sinuosità nell'esecuzione.
Il disco secondo me è il più riuscito delle opere soliste di Jon Lord, non è sicuramente niente di trascendentale o di rivoluzionario, però nella sua elegante sobrietà e per la raffinatezza delle esecuzioni merita sicuramente una certa attenzione. L'orchestra gioca un ruolo abbastanza secondario e sottolinea più che altro i temi del gruppo, Jon Lord è in buona forma ed Andy Summer ci regala dei fluidi assolo di chitarra. I temi sono ben strutturati ma semplici ed orecchiabili e sono lo spunto per le improvvisazioni dei musicisti coinvolti nella registrazione.
La registrazione tra l'altro è molto bella, suono chiaro e limpido, ed è curata dal magico Martin Birch che conferisce la spazialità dei suoni tipici delle sue produzioni. I temi più belli sono quelli della Title track, dalla chiara ispirazione Brubeckiana dalla celeberrima "Take Five", con una bella ritmica in 6/4, "Gigue" dal bel giro armonico ottimo spunto per interessanti assolo, soprattutto da parte di Andy Summers, e l'arabeggiante "Bourèe" con un bel tema enfatizzato dagli archi.
Un disco da ascoltare soprattutto per la bontà dell'esecuzioni, per l'atmosfera rilassata e mai troppo pomposa e che ci regala le pagine migliori firmate dall'eccentrico Jon Lord.
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