Può una simpatica donnona di quasi due metri e di una stazza abbastanza monolitica, possedere doti vocali al limite dell'umano?? È possibile cantare evocando al contempo un fantasma orrendo e slabbrato, una festa paesana sugli Appalacchi, e infine la Bella Addormentata nel bosco??? Pare che la nostra Josephine ci riesca senza problemi...
Questa neo-eroina della musica indipendente viene da Chicago, e non dalle lande sperdute e paludose a ridosso del fiume Chattonga, e già è stata ribattezzata la "Devendra Banhart al femminile"; in realtà, pur non disdegnando l'amico Banhart per le sue indubitabili doti, devo appurare che con siffatto paragone non si rende alla nostra beneamata stangona la dovuta giustizia... Josephine, a mio modesto parere, è molto meglio. Questo lo dico dopo aver ben assistito a due concerti del caro Devendra, uno dei quali giusto quest'estate a Faenza, che, se ben ricordo , finì in un'orgia sonora ultra-hippy, oltretutto coinvolgente per il fortunato pubblico... Ma di lì a poco, circa un paio di mesi dopo (Settembre 05), mi chiama il mio amico Henry di Coolissimo, ricordandomi che quella sera ci sarebbe stato un concertino moolto, moolto particolare; "uehi, Micki... sai com'è, ci sono Mi and L'au, gloriosa nuova scoperta di Michael Gira (Swans)... gli addetti ai lavori come noi non possono esimersi...". Giusto, penso io, io adoro ogni nuova uscita sotto Young God... "e dove?" gli chiedo. A San Mauro Pascoli, a Villa Torlonia, casa natale di Giovannino P., mi viene affrettatamente risposto... mah, dai seppoffàà!! Non mi sbagliavo... due anime chiaro-scure con chitarre tracolle e voci suadenti, malinconiche, bianche, ed innamorate... i loro occhi non lasciavano spazio al dubbio... Ma poi ecco prendere posto sul palco questa gloriosa sconosciuta... "chi è questa?", "boh, credo si chiami Josephine Frost" mi fa uno seduto accanto a me... "mah, sentiamo un po'... comunque io sono già contento ora..."
Potete immaginare la mia sorpresa quando sta qua ha iniziato ad articolare i suoi arpeggi veramente dissonanti, eppur aulici, e soprattutto, quando le sue corde vocali si sono dispiegate in tutta la loro maestosità. Narcolessia pura. Cullato da note suadenti che non sapevo se attribuire allo strumento musicale, o alla voce, i miei occhi si fanno sempre più pesanti, la mente traslucida, penetrata da un vortice di passione e di rigogliosità, iniziava un proprio viaggio rincorrendo quelle melodie lontane, quelle frequenze elfiche e sognanti... Mi sono addormentato cinque-sei volte, nonché risvegliato sempre di soprassalto, dagli applausi entusiasti del pubblico, che, come me, dava adito di trovarsi in chissà quale dimensione lisergica... A fine concerto la vediamo in un angolo, solitaria, ridente, esterna alla faccenda, come una silhouette appesa al muro; Henry e io la salutiamo, e lei ricambia salutandoci come farebbe un parente morto da tanti anni, con benevolenza e tristezza insieme... grazie, pensiamo... Che dire a questo punto del disco che ho comprato?!... rende bene le caratteristiche essenziali della spettralità hippieggiante tipica di Josephine, ed è accompagnata in quest'album da due individui che sembrano essere usciti dalla videocassetta di Woodstock. Chitarre country-folk, a volte viscerali ed al limite del post-punk, atmosfere sognanti, gocce di rugiada, tanto altro ancora, e su tutto le virtù canore assolutamente ineccepibili di questa paladina della musica.
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