Molti aggettivi sono stati spesi per descrivere la musica dei Joy Division: alienante, allucinata, lugubre, distorta, tra i tanti. Eppure non vi è nessuna definizione che possa realmente inquadrare la musica del quartetto di Manchester. La cosa più sensata che si possa fare è ascoltare i loro due dischi di studio, e, appunto, "Still" per realizzare quanto fondamentali ed influenti essi siano stati per le generazioni di giovani e tragiche indie bands successive. Detto questo, ecco un accidentato tentativo di recensire una delle mie bands preferite, se non quella che amo di più in assoluto.

Questa antologia è divisa in due parti (ed è doppia nella versione in vinile): nella prima troviamo rarità e brani assortiti come "Ice Age", che devo ammettere che mi spaventò quasi come fosse la colonna sonora di un film horror la prima volta che la ascoltai, e "Dead Souls", con la sua lunga intro strumentale dominata dalle sciabolate di chitarra e dalla metronomicità della sezione ritmica (QUELLA batteria.....! sembra registrata in un magazzino vuoto, e a me piace pensare sia così). Inoltre fa la sua bella figura la lunghissima cover dal vivo di "Sister Ray" dei Velvet Underground, che prelude alla seconda parte del lavoro: quella live. Le molteplici sfaccettature delle vulcaniche performances dei Nostri sono ricreate nella registrazione, di qualità piuttosto buona, dell'ultimo concerto prima della tragica morte di Ian Curtis, il 2 Maggio 1980 presso la Sala Grande dell'Università di Birmingham.

Si parte con una "Ceremony" tiratissima, allungata allo spasimo per problemi con l'impianto voce, si prosegue con "Shadowplay" e "New Dawn Fades", tra le altre, sorrette dal basso di Peter Hook con precisione chirurgica, per giungere ad una "Transmission" da urlo, puntellata dal cantato basso ed inquietante di Ian che, nella parte finale, esplode, come se fino ad allora si fosse a stento trattenuto. Senza dimenticare "Isolation", in cui Bernard Sumner si presenta nell'inedita veste di tastierista. Insomma, non si tratta certo di un album per completisti: le b-sides dei Joy Division non avevano nulla da invidiare agli altri pezzi, per così dire, "ufficiali", e, anzi, la parte registrata dal vivo ne fa un'ottima introduzione a chi volesse avvicinarsi a questo strepitoso combo post-punk.

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