Il fatto è che quando Julie urla mi vien tutto un lavoro addosso, un picco mezzo emotivo e mezzo artistico. Non tanto una faccenda “sono un ribelle ci ho l’urlo nella pelle”, quanto piuttosto una sensazione demon killer.
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Non è facile urlare così artistici, far venir fuori il dentro e farlo come Dio comanda. Non conta nulla se siete disperati e mi cacciate un urlo, non è questo il punto.
Poi che l’urlo sia sempre cosa sacrosanta direi che non ci piove, come non ci piove sul fatto che se non urlate mai io vi consiglierei di farlo, ma il fatto è che qui parliamo d’arte e la cosa fa una certa differenza, almeno credo…
Poi, se non pensate che il rock sia arte, che cavolo ci state a fare su Debaser?
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Gli imput intanto, ovvero ciò che porta dove come e quando, in questo caso: gli stimoli esterni + il tuo esser quel che sei + come tutto per miracolo sta insieme.
(Uno) un vago bighellonare tra i dischi appena usciti, (due) il fatto che ne ho abbastanza per le palle, (tre) il mio essere teatrante smandrappato nonché pittore della domenica nonché absolut beginner dalla veneranda età.…
Poi ok, mai parlare di se stessi dice il Tizio Caio Sempronio, solo che ecco, io non son capace e vi spiegherei pure il perché, ma, così facendo, non farei altro che peggiorare la situazione.
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Allora, ordunque…
Come teatrante smandrappato ho scritto uno spettacolo sull’urlo, e, anche se sono un fottuto minchione strapoetico, dopo il suddetto urlo volevo piazzare una robetta metal a un volume il più possibile assassino, cosa che alla fine non ho fatto, mettendo invece un effetto cielo stellato.
Un giorno però, se esco dalla minchionaggine, il metal mi sa che lo metto davvero, sarà il giorno che da tondo diventerò quadrato.
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Allora, ordunque…
Come tizio che invece ne ha per la palle la dottoressa Julie è stata brava e mi ha curato, eccome se l’ha fatto, traccia uno in macchina l’ho ascoltata tipo dieci volte al giorno per un mese, son cose che fan bene, meglio di una pillolina, meglio di un calcio nel culo, meglio di quasi tutto...
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Allora, ordunque e infine...
Come disco 2024 direi che questo sta tra i primissimi e, al netto di qualche passo falso, ogni ascolto continua a confermarlo. Insomma tra me e questa ragazza è scattato l’amore, non come per la Polly, la Patti o Nico, ma insomma siam sulla buona strada.
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E comunque da traccia uno a traccia quattro è un disco dal gran tiro, uno è scienza dell’urlo, due pop con ritornello stracciato, tre pura tensione, quattro una mazzata che neanche Thor.
Da traccia cinque in poi invece tutto sfuma, a tratti senti la bambina, a tratti ancora la strega: trattasi di un pugno di ballate stracciatissime inframezzate da un incantesimo e da una mazzata ancora.
In una strana specie di romanticismo arrivano le nuvole, arrivano pure le campane e l’aria si fa più tersa per ospitare con più grazia il fulmine. Dal sussurro all’urlo passa un attimo appena anche perché qui urlar si deve sempre e comunque.
Roba che vien giù il mondo anche se il mondo continua a guardarti con quello sguardo un po’ così, ovvero quello che hanno tutti i mondi da che mondo è mondo...
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Ok, ma adesso sono qui, ovvero sono in macchina ed è il minuto tre di traccia uno e cazzo ci siam quasi, un suono teso ipnotico tribale ci ha portato al culmine e non occorre dire che scienza dell’urlo è anche, e soprattutto, come all’urlo ci si arriva…
Si ci siamo. Julie urla uno due tre quatto cinque sei sette otto nove dieci undici dodici tredici quattordici quindici sedici volte…
E alla fine arriva il cielo stellato…
Che il teatrante smandrappato non sia poi così coglione?
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Ah la signorina Julie, oltre aver inciso un altro album quattordici anni fa, è stata cantante di Made out of babies, Battle of Mice, Cult of luna, Spylacopa, Tutta roba tosta che ovviamente vi straconsiglio…
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Ah, dimenticavo: un plauso alla copertina...
Trallallà...
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