La mutazione, iniziata con “After Dark, My Sweet" e continuata col bellissimo doppio “Our Secret Ceremony”, piccolo compendio di rock psichedelico poco ortodosso e dalle chiare influenze krautrock, viene portata a termine in questo “Ashram Equinox”, chiusura ideale di questa trilogia del cambiamento per i reggiani Julie's Haircut.

La spinta verso la rarefazione dei suoni, la reiterazione dei pattern ritmici, il preferire le strutture aperte e atmosferiche, già presente in larga parte nel secondo LP di "Our Secret Ceremony", viene qui abbracciata completamente, dando vita a 8 tracce strumentali, in cui la voce si limita a elemento ambientale, che riescono nel difficile compito di riassumere molte sfaccettature del prisma krautrock.

Veramente bravi nel saper evitare prolissità di sorta, riuscendo a comunicare in 40 minuti la loro idea di musica devozionale. Eh sì, perchè, seppur molto diversi, questa versione mistica dei Julie's Haircut ricorda prepotentemente l'approccio musicale degli americani OM. Tutto, o quasi, si gioca su tappeti di basso e batteria, su cui si innestano tastiere analogiche, a volte sfocianti in pulsazioni dub cosmiche (“Johin”), altre in anfratti ambient orientali (“Equinox”), onorando neanche troppo velatamente Terry Riley (“Taotie”) fino a lambire la “classica” moderna in “Ashram”.

Avrete già capito che trattasi di disco da ascolto se non attento, di sicuro interessato, visto il rischio di diventare ipnotico sottofondo alle vostre mansioni giornaliere. Grave errore, lo si potrebbe facilmente liquidare per presuntuoso e onanista tributo al rock cosmico tedesco così di moda.

Invece “Ashram Equinox” cammina tranquillamente con le proprie gambe, fatte di polveri cosmiche e inni al proprio “inner space”; chiede un po' di attenzione ma vi ricambia con una interessante dose di endorfine.



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