5 QUESTIONS TO: KAMA


PREFAZIONE

Ultimamente in Italia è un gran proliferare di etichette indie, artisti indie, avanguardie indie, sottoboschi indie. Certo viene spontaneo dire "finalmente"! Ma sarebbe opportuno anche chiedersi il perchè di tale fenomeno, o cercare di capirlo, o ancora di circoscriverne la qualità e la reale innovazione che apporta al panorama italiano in rapporto ai canali media cui il pubblico non-indie sia ricettivo, ovvero televisioni, radio e giornali diffusi a livello nazionale, canali cioè che vadano oltre la webzine di nicchia o la blogosfera.
L'ho chiesto a Kama, un giovane cantautore milanese che ha pubblicato il suo primo album due settimane fa ("Ho Detto A Tua Madre Che Fumi"). Alessandro Camattini, cioè Kama, ha già lavorato come autore e batterista degli Scigad, tra l'altro band supporter di Afterhours, Bluvertigo, Carmen Consoli, nonchè B.B. King. Dopo un EP nel 2003 approda alla Eclectic Circus, con la quale produce il primo singolo, "Ostello Comunale", e l'album in questione. La sua proposta mescola cantautorato (tra i suoi idoli Ivan Graziani e Bruno Lauzi) e musica indie in stile Badly Drawn Boy, nelle liriche sa essere ironico, onirico e talvolta poetico senza autocompiacimento. La voce è cristallina e pulita, come i suoni, precisi, tondi in certi momenti ipnotici o psichedelici. Il suo stile non è per forza originale ma di certo interessante, e grazie a due video (il singolo già citato e "Icaro") trasmessi da AllMusic anche un pubblico più vasto ha avuto modo di avvicinarsi ad un cantautorato un po' fuori dagli schemi.
Ma lasciamo che sia Kama a parlarci della sua musica e delle tematiche brevemente illustrate nelle prime righe.

FIVE QUESTIONS

Dune Buggy: Spiega brevemente ai lettori di Debaser, che vanno dal più truce metallaro (senza offesa!) al più sofisticato ricercatore di avanguardie (sempre senza offesa. . . ), in cosa consiste la tua musica.

Kama: Ve li ricordate quei personaggi di tanto tempo fa, che prendevano la chitarra acustica e componevano delle canzoni con delle belle melodie comprensibili, cantate con una voce intonata e ben definita, i cui testi parlavano di ciò che li circondava, dei paradossi della vita del loro tempo in maniera disincantata ed ironica, il tutto accompagnato da musiche articolate ma di facile comprensione? Sì quei personaggi tipicamente italiani, che talvolta ogni tanto sono di passaggio sulle televisioni di stato… come li chiamavano… cantautori, forse, sì cantautori…
Ecco, io spero di approssimarmi a quel genere di musicisti, seppur lo faccia a modo mio e con una veste un po’ più attuale…

DB: I tuoi testi sono visionari, ironici e gentili. Cosa succede quando componi? Dai sfogo all'immaginazione e poi piano piano le parole assumono una forma "canzone" oppure parti dalla musica, da un giro di accordi e costruisci il testo in un secondo momento?

K: Testo e musica sono due cose molto separate che tendenzialmente tratto in due momenti differenti. Prima la musica , con la mia chitarrina marchiata “Bruno Lauzi” e una melodia sbiascicata registro tutto su cassetta con il mio fedele “Roadstar” da supermercato… poi quando ho tempo raccolgo i nastri sparsi per casa e faccio un lavoro certosino di copia e incolla per costruire le strutture delle canzoni. Alla fine alla melodia aggiungo le parole… E scrivere il testo impegna, abbastanza…

DB: Quali sono le tue influenze, i tuoi artisti preferiti e le tue aspirazioni? E quanto le esperienze precendenti dei tuoi compagni di strada
(Max Carinelli ex-Je Ne T'Aime Plus per esempio) influiscono sulle tue scelte negli arrangiamenti e dal vivo?

K: Gran parte del buon cantautorato italiano, con una nota particolare per Dalla e Graziani, i Beatles e Mozart che restano la prima ed ultima vera manifestazione del passaggio di Dio sulla terra : -). In generale mi piacciono tutte quelle canzoni che suonate con chitarra acustica e voce vivono di vita propria… Poi non credo che servano “modelli”, chi scrive canzoni esprime la propria educazione artistica, a partire dalle sigle di Cristina D’Avena che ascoltava da bambino…
Max, Ste, Iki e Ale sono tutti musicisti con grande esperienza ma oltre a questo sono persone fantastiche ed eticamente impeccabili. Credo che per restare un anno in tour si debba prima di tutto creare la magia nel camper…Quanto agli arrangiamenti, suonare dal vivo vuol dire dare la possibilità a chi ascolta di capire la vera essenza della canzone e di chi la canta, è un po’ la differenza che passa tra una foto è un filmato. Le canzoni dal vivo non sono mai uguali e questo può accadere solo grazie alla bravura di chi le suona con me…

DB: Blog e musica: quali sono le possibilità oggi per un giovane artista di far sentire la propria voce anche al di fuori del sottobosco indie,
avanguardistico o snobisticamente culturale?

K: Mi spaventa un po’ l’eccessiva accessibilità. E’ vero che più offerta vuol dire più musica, però mi sembra che si sia arrivati al punto che chiunque si senta autorizzato a chiamare musica e diffondere registrazioni casalinghe di canzoni senza alcun valore. E un grande aiuto l’hanno dato le definizioni “indie”, “noise”, “low-fi”. Magari con cantati in anglo-pugliese, lunghe vocali calanti e chitarre scordate. Credo che la maturazione di un musicista sia molto importante, così come il pudore… E non vorrei che le perle si perdessero in mezzo al maremoto…


DB: Dalla fine degli anni '90 il panorama indie italiano è in costante crescita, nel bene e nel male. Su AllMusic Extra in seconda serata c'è una buona proposta di musica alternativa, tra gli altri fanno capolino anche i tuoi video. Si può passare ad una major senza svendere la propria arte? Si può entrare nel panorama mainstream rimanendo fedeli alla propria politica? Se ci sarà un'involuzione di questa diffusione indie, tutto tornerà come prima o forse le maggiori etichette, le radio più importanti e la televisione avranno allargato i loro orizzonti?

K: Ancora io devo capire cosa voglia dire indie. Chi sono gli indie???… Sono forse quelli che ogni tanto ti accusano di fare canzoni troppo “pulite” e con le voci troppo intonate? Quelli che scambiano una chitarra scordata per un audace sottofondo di pathos? Quelli che confondono delle registrazioni fatte con mezzi scadenti (e budget infinitesimi) con arrangiamenti noise filo Sonic Youth? Personalmente distinguo solo canzoni belle da canzoni brutte… e canzoni registrate bene o male… Credo che l’accesso alle programmazioni tv e radio sia dettato prima di tutto dalla qualità di quello che si registra. Il fatto è che purtroppo la maggior parte delle cose che vengono definite “indie” sono inascoltabili e sono destinate a restare nelle camerette di ascoltatori di nicchia. Ed è giusto così.
Quanto alla vecchia storia delle major e dell’artista manipolato, sinceramente credo sia più una favola da sala prove che una realtà. Quando hai l’opportunità di lavorare con personaggi importanti del mondo della musica (arrangiatori, produttori etc…) cerchi di imparare il massimo, di migliorare e basta. Se poi vogliamo parlare delle major che producono pochi artisti e si accollano pochi rischi di impresa (che tendenzialmente invece sono a carico di piccole etichette squattrinate), che girano poco per i locali etc… quello è un altro discorso…

CONCLUSIONI (?)
Certo non è il momento di tirare conclusioni adeguate, proprio perchè è impossibile storicizzare un fenomeno ancora in corso, e soprattutto perchè il discorso merita un trattamento più ampio e articolato. Spero che le risposte di Kama sulle ultime domande possano suscitare una vivido dibattito; per quanto riguarda le sue canzoni vi invito ad ascoltarne alcune su http://www.myspace.com/alekama

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