Una metropoli (Tokyo), un sole che esplode nel suo centro, nessun rumore o commento di fondo... solo silenzio, così si apre "Akira". Rapidi lampi di luce che si alternano a visioni apocalittiche e venti minuti di immagini che alternano efferatezze, sogni ad occhi aperti e silenzio, così si chiude "Akira". In mezzo la storia, intrigante metafora sull'inafferrabilità concettuale della contrapposizione del bene e del male raccontata come  incubo ipertecnologico dove, se esiste, la morale è affidata alle singole sensibilità e a queste è rivolto anche l'invito a cogliere gli aspetti inquietanti di un finale apertissimo.

124 minuti di Anime, risultato di più di un lustro di lavoro, che ha visto impiegati un migliaio di disegnatori, impiegati in turni di 24 ore su 24 sotto la direzione di Katsuhiro Otomo, geniale cartoonist nipponico, creatore nei primi '80 del Cult-Manga "Akira" da cui questo omonimo film animato è ispirato. Queste sono le cifre essenziali di questo Kolossal a cartoni animati.Ho usato il termine ispirato e non tratto volutamente, infatti data la complessità del manga Otomo decise di non concepire il film come una sintesi di tutta l'opera ma come lo sviluppo di un singolo episodio dandogli una struttura a se stante che spesso esula dal fumetto stesso.

Dopo trentun'anni dalla fine del Terzo Conflitto Mondiale, il Giappone è ancora in piena ricostruzione e la maggior parte dei suoi abitanti risiede a New Tokyo, metropoli alienante e confusionaria dove regna la corruzione politica appoggiata più per interessi che non per convinzione dal braccio violento di un ordine militare assolutista a cui si contrappongono bande di ribelli che combattono per una società più democratica, non disdegnando però atti terroristici, e gang di giovani lasciati allo sbando che si dedicano ad azioni di teppismo. Sullo sfondo la drammatica ricerca esistenzialista e fatalista di una soluzione che riporti ordine in una società destinata all'autoesaurimento, questa soluzione ha un nome: Akira. Akira, infatti, è il nome di un'arma psichica progettata dall'esercito allo scopo di riportare il Giappone ai suoi fasti passati ma Akira è anche il nome di una divinità adorata dal nuovo misticismo postbellico, che come un messia dovrebbe traghettare l'umanità verso la pace. In questa confusione vivono Kaneda e Tetsuo, due ragazzi poco più che adolescenti ,membri di una gang di teppisti, che loro malgrado e casualmente verranno coinvolti in una spirale di violenza e  assurdità , in bilico tra scienza e non sense, sempre più assurde fino alla conoscenza catartica di Akira.

Ho volutamente fatto un riassunto "nebbioso" di questo film perché a mio modo di vedere va assaporato senza sapere troppo della storia (a meno che non si abbia letto il manga) per dar modo al suo ritmo altalenante, tra momenti di assoluta velocità  da Action Movie e altri di lentezza quasi esasperante da film psicologico, di entrare nelle varie sensibilità in maniera assolutamente vergine e inaspettata così da lasciare che sia la pura soggettività a decidere cosa tenere e cosa lasciare. "Akira" è infatti, più che un film, una ricerca filosofica volta a sperimentare nuove vie di purificazione e dove il male e il bene si presentano così mascherati e confusi tra loro che ogni personaggio,anche il più controverso, contiene in se le due essenze e non riesce mai a scinderle completamente (tranne uno cosi' grottesco volto a rappresentare non il male in se ma solo lo squallore assoluto di una ricerca volta solo ai beni materiali).

Film fantascientifico finito nell '87 ( spartano,visti i tempi, dunque il supporto della computer grafica) ha inevitabilmente continui rimandi ai cult movie del genere (bellissime le citazioni da "Blade Runner" a "2001: Odissea nello Spazio") ma sono sempre funzionali alla storia e mai gettati a caso e molto,molto personalizzati dal tratto tipico di un disegno assolutamente tradizionale nello stile manga così da creare un'interessante contrapposizione tra tradizione e avanguardia, affascinanti sono gli sfondi nelle scene di vita urbana affiancati da una colonna sonora da brividi, scritta dal Geinoh Yamashirogumi. E' da guardare  con la mente sgombra e senza cercare troppe spiegazioni obiettive, insomma lasciate libero il campo alla vostra soggettività, vedrete che ne varrà la pena.

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