C'è un'etichetta a Brno, la X Production, che da diversi anni sforna dei bellissimi dischi di artisti cechi. Il lavoro in questione, uscito nel 2009, io non riuscivo a trovarlo perchè era andato esaurito finché una copia è apparsa in vendita su Discogs e l'ho subito presa.
Fatto sta che la transazione fu fatta pochi giorni prima di un'operazione ad un'ernia inguinale che dovevo affrontare. La lesione abbisognava di punti interni per chiudere la falla nel migliore dei modi e così quel martedì subii la mia prima anestesia totale perchè dovevano fare un bello squarcio. L'ultimo pensiero sul tavolo operatorio fu: "Chissà se mi addormento..." Insomma andò tutto bene nel vedermi "risvegliato" e il giorno dopo nel pomeriggio mi dimisero. I punti si sentivano e pregavo di non tossire, non starnutire, non scorreggiare, così da non lavorare con gli addominali evitando di saggiare la ferita con qualsivoglia contrazione.
Giovedì viene mia moglie con un foglietto della posta, c'è un pacco per te, mi dice. È il disco! Mi dico... E subito materializzo la decisione che il giorno dopo sarei andato a prenderlo a tutti i costi. E così la mattina di venerdì, quando rimasi solo, mi vestii e piano piano andai alla posta, che era pure vicina, ma ci misi a raggiungerla visti i passettini che dovevo fare per non far partire le fitte e il dolore dalla parte operata. Presi il pacco col disco ed una gioia mi pervase anche se dopo ci si accorse della mia "promenade" e non mi si risparmiò un cazziatone sulla mia incoscienza.
Fatto sta che dovetti stare attento alla quarta cosa, il ridere, per non provocare i punti freschi. E la risata era di soddisfazione all'ascolto di questo lavoro. Intendiamoci, niente di nuovo sotto al Sole ma il modo, il porsi, i suoni, i ritmi ci stanno tutti nel classificarlo piacevolissimo. Un elettro synth pop dark wave che scorre che è un piacere.
Questo ripetere la stessa frase, nei brani, a volte sovrapponendola con un'altra voce, crea una progressione ossessiva molto simpatica che produce una voglia di star lì a sentire le canzoni una dietro l'altra tanto è il gusto del ritmo e anche se può fare scattare un "dejá sentito", tutto risulta coinvolgente.
Un sapore new wave vicino e lontano con quel cantato-parlato in lingua ceca, una nuance raffinata nel cogliere fuggevoli istanti di ironia seria proposta sotto false spoglie esistenziali. "Jsem smutná, jsem veselá..." (Sono triste, sono allegra) si sente su uno dei pezzi, e questo è proprio la psicopatia sobria del disco che partecipa e fa partecipare nelle sue lucide devianze casalinghe. La conferma sul pezzo "Belmondo" di visioni strappate allo specchio: "Io sono il tuo Belmondo, tu sei il mio Aznavour. Se avessimo un piano. Se avessimo un piano. Cosa posso fare? Cosa posso fare?", e poi parte il tappeto sonoro che conferma le gustose distorsioni intorno a noi. Su "Řekni", "Dimmi, dimmi che si dice...", colgo un vago riferimento all'indolenza romana con quella svogliata curiosità che si esaurisce prima di manifestarsi.
La cavalcata elettronica è pseudo seria ma mistificata alla perfezione che risulta godibilissima nel riproporre suoni già masticati, ma una rifrequentazione di vibrazioni "dell'infanzia" di questa fatta non può che farci del bene. Lo smarrimento senza dolore su "Necítím Nic" è accompagnato da un ritmo inconsiderato che ti si attacca addosso: "Sto pensando come sembro da fuori. Normalmente non sento niente".
Appunti naufragati le intrusioni vocali che si allacciano alla monotonia rumorista di una noia impersonale dotata di un piglio anarchico che cerca di non farsi trovare dall' "andrà tutto bene": "Non mi posso muovere, solo guardo con le palpebre chiuse, mi sento triste, non mi posso muovere, guardo solo...", su quel gran pezzo che è "Country"... Ahoj kočky!
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