"Sarà "Reptilian" a decretare se i Keep Of Kalessin approderanno a un livello successivo o resteranno quello che sono ora".

La frase, pronunciata da Obsidian Claw, leader della band norvegese, non può che lasciare un po'di amaro in bocca a tutti i fan del gruppo. Dunque, corre l'anno 2010, e dopo il pregevole "Armada" (2006) e il convincente "Kolossus", i Keep Of Kalessin tornano con "Reptilian", un lavoro che non solo non innalza assolutamente il livello della band, anzi, a dirla tutta lo fa calare, anche se di pochi gradini.

Abbandonate ormai quasi del tutto le radici Black metal, il gruppo norvegese sforna un disco che si potrebbe classificare come "Extreme epic metal": in parole povere, i Keep Of Kalessin portano a compimento l'evoluzione (involuzione?) musicale iniziata con "Armada", producendo un album che talvolta offre spunti curiosi (gli spadaccini che duellano in sottofondo-"Leaving The Mortal Flesh"), costellato di cori che strizzano l'occhio al Power, ben pompato dalle parti a velocità frenetica, e impreziosito dalle tastiere inebrianti. L'intero disco è costantemente in bilico tra brutalità (opening-track "Dragon Iconography") e morbidezza ("Dark As Moonless Night" su tutte, che poi è il punto in cui il fondo lo si tocca per davvero), e ricco di contaminazioni di ogni tipo (dai riff trash alle influenze melodeath, riscontrabili in tracce come "Judgement").

Se questo è il vostro primo approccio con la band di Obsidian, probabilmente riterrete "Reptilian" degno di nota e di lode; in effetti, il disco riesce ad emergere in quello che oggigiorno è un ambiente molto affollato (ossia quello del metal estremo contaminato), ma questo è il minimo che ci si possa legittimamente aspettare dai Keep Of Kalessin. Difatti, i fan più vetusti hanno i loro buoni motivi per storcere il naso, visto il totale stravolgimento del sound originario del gruppo, mentre quelli di nuova data erano comunque abituati a lavori che, seppur meno ambiziosi, risultavano più che validi in termini di insieme; sotto questo punto di vista, invece, "Reptilian" resta deboluccio. La stessa traccia finale, "Reptilian Majesty", può essere assunta a riepilogo del disco: 14 minuti ben suonati, ottimo songwriting...ma un'ostentazione pacchiana di "scagazzoneria". Tuttavia, per chi ama il metal poco ortodosso o semplicemente desideri viaggiare con la fantasia in terre mitiche e lontane, "Reptilian" rappresenterà un monile raro e prezioso...proprio come la scaglia d'ebano di un dragone.

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