Mi piace pensare che il nostro eroe frequentando la sala di registrazione (Harvest, ramo EMI per la musica "progressiva") avesse ascoltato lo sviluppo della composizione di "Atom Heart Mother" dei blasonati (ma alll'epoca non poi più tanto di lui, già reduce da due ottimi lavori come "Joy of a Toy" e "Shooting al the Moon" oltre alla onorata militanza coi Soft Machine) compagni di casa discografica e ne abbia voluto riprendere lo stile o semplicemente farne il verso, sta di fatto che l'esordio di questo terzo album dal titolo (per noi) complicatissimo è proprio in quella chiave, molto epico e con tanto d'orchestra d'appoggio il cui arrangiamento è di David Bedford (autore anche di quello di Tubular Bells) per poi rapidamente declinare verso un onirico "Margaret" che col primo brano ci sta come i cavoli a merenda, ma fa capire subito che Kevin rimane fedele a se stesso, riproponendoci a seguire la canzonetta scherzo con "Oh my Song": un charleston rivisto alla luce della sua sardonaggine, mica cosa banale. Si passa poi al brano forse più originale: la cupissima "Song from the Bottom of a Well" che diversamente non poteva essere, una canzone che viene dal fondo della tromba dell'ascensore ed in cui la chitarra distorta ripropone il "suono" dei meccanismi vari nel continuo andare e venire.

Improvvisamente e con un classico cambiamento (l'ennesimo) d'umore si passa alla soave title track, con tanto di coro accompagnato alla chitarra da Mike Oldfield, già in procinto di ritagliarsi il suo posto nella Storia della Musica (di li a pochi mesi uscirà "Tubular Bells") e perché no dal vecchio compagno d'avventure Robert Wyatt che il suo angolo se l'era già ritagliato in precedenza coi Soft Machine. Giusto giusto per svegliarci entra poi "Stranger in the Blue Suede Shoes" un "classico" brano alla Ayers dove spicca il notevole contributo alle tastiere di David Bedford. Siamo arrivati al brano numero 7 e Kevin già ci fa capire d'essere un po' stanco d'essersi impegnato già a dovere e quindi propone la sonnacchiosa "Champagne Cowboy Blues" dove, a me pare, che anche Oldifield abbia avuto da dire la sua dal punto di vista compositivo, anzi magari ci anticipa cosa abbia intenzione di fare di li a poco. Subito dopo invece Kevin si congeda con la sua ninna nanna con tanto di cascatella in sottofondo al flauto di Didier Malherbe, ex Gong. Insomma un finale esattamente opposto al fastoso ingresso.

Con "Qualsiasicosa(lei)ciportanoicantiamo" si chiude la trilogia dei capolavori di Ayers alla Harvest, inutile fare una graduatoria tale è la qualità e specialmente varietà di stili di composizione messa in campo dal nostro eroe, biondo genietto di Canterbury, certo nell'album d'esordio c'é "The Lady Rachel", il suo cavallo di battaglia, ma per parte sua "Whatevershebringswesing" è risultato il suo maggior successo di critica e vendite, insomma c'è l''imbarazzo della scelta.

La versione che ho per le mani è quella rimasterizzata, in maniera eccellente nel 2003, con l'aggiunta di un'altra versione di "Stranger in th Blue Suade Shoes", non da meno dell'originale, come tutt'altro che riempitivi appaiono i 3 inditi che la precedono, simaptico il blues dedicato al fasullo gruppo di turisti messicani.

Il mio giudizio non può prescindere dalle 5 stelle che vanno di diritto all'album d'esordio, però 4 stelle mi sembrano strettine sia alla luce dell'eccellente qualità tecnica d'incisione della versione che ho utilizzato e della grafica certamente azzeccata ed originalissima, insomma quelle 4 stelle e mezzo le voglio arrotondare per eccesso anche per rispetto al cast stellare che contribuisce ad un album da incorniciare.

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