E' passato un anno dall'uscita dell'album d'esordio di Kevin Krauter, già bassista degli Hoops e cantautore che si inserisce nel filone del cantautorato indie-pop dei secondi anni 2010 - quel filone, per capirci, inaugurato nel 2014 da Mac DeMarco con il suo "Salad Days".

Chissà quanti citano DeMarco nelle recensioni legate ai lavori del giovane Krauter. Non mi pento di farlo anche io, poiché DeMarco è stato il prodromo di una nuova primavera per quel sound e quello stile estetico già visto nel cantautorato alternativo degli anni '80 e '90, quello ammiccante alla cultura progressista.

A giugno del 2019 Krauter pubblica questo singolo, "Pretty Boy", una canzone che all'apparenza parla della nuova bisessualità scoperta dal cantautore e pubblicamente annunciata in un coming out poco tempo prima.
Ebbene, nel momento in cui ho letto per la prima volta qualcosa su Internet riguardo a questo singolo, ho pensato: caspita, tale fatto è importante per capire pienamente il significato delle opere di questo artista e la direzione in cui vuole muoversi, ma - perbacco! - non che me ne importa un fico secco dei suoi gusti in fatto di patate o melanzane.

Il testo della canzone parla - in breve - di lui che si sente solo, quindi va a fare un giro coi cavalli dietro casa; di lui che nota un bel ragazzino e lo vuole vedere ballare ancora; di lui che ha bisogno di tempo per accettare quello che prima non vedeva e che ora vede. Anche se ora non è ancora sereno del tutto, Kevin sa che il tempo lo aiuterà.

Ok, capisco che, detta così, la trama sembra quella di una canzone degli 883 in salsa "Brokeback Mountains".
Ascoltando il brano, però, e ripensando meglio alle parole, si capisce che la canzone parla della solitudine che Kevin ha provato nel vivere una situazione che anche lui non capisce appieno. D'altronde Kevin ha una ragazza, e così la situazione quadra ancora meno, non è proprio così facile... E questa situazione lo allontana da tutto e da tutti.

E se il bel ragazzino in questione fosse proprio lo stesso Kevin che si rivede da piccolo?
"Non ci vorrà molto, prima che io torni a casa" conclude il nostro, con la speranza che anche il dolore presente diventi passato e quindi un po' più semplice da gestire.

La stampa specializzata, come al solito, parlando del singolo mette l'accento sulla bisessualità del cantautore, togliendo l'occhio di bue da Kevin.
Il tema è, al contrario, gestito con una delicatezza che ha stupito anche me, retrogrado kattofascio dai dubbi gusti musicali, e mi fa sentire vicino a Krauter nel lato più umano della sua vicenda, quella che accomuna ogni individuo: la sofferenza.

Parlando dell'aspetto musicale, il brano è un downtempo guitar-driven e gradevolissimo, che ti fa davvero venir voglia di ballare, con la sua drum machine appena accennata...
Ehi! E se quel bel ragazzino fossi proprio io che sto ballando ora?

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