Premetto che ho conosciuto “lo scherzo che uccide” non molto tempo fa, quindi sono un neofita di Jaz Coleman e Geordie Walker.

L’ascolto della loro hit forse più famosa, tuttavia, mi penetrò dentro in un momento in cui avevo bisogno di farmi trasportare da emozioni intense e che mi facessero discostare per un attimo dai problemi della realtà quotidiana.

Disconoscevo che “Love Like Blood” fosse definita, a ragione, quasi il manifesto della new wave music e di tutta la decade ottantiana, anche per via della matrice socio - politica che traspare dal testo e che risalta ancor più dallo stupendo videoclip realizzato. Ovviamente, con le orecchie ancora pregne dell’accattivante melodia della canzone sopra citata, sono andato alla costante ricerca dei lavori dei nostri e sono rimasto davvero senza fiato all’ascolto del rabbioso e decadente omonimo debutto, o della triade di metà 80 formata da “Night Time” , “Brighter Than A Thousand Suns” e “Outside The Gate”, dischi assolutamente coinvolgenti soprattutto, forse, grazie alla scelta da parte del gruppo, in conformità con i suoni wave di allora, per il maggior inserimento della melodia nelle strutture musicali, e la conseguente sensibile perdita delle battiture acide ed apocalittiche dei primi lavori.

Degli “Eighties”, forse, il loro episodio migliore è proprio l’opera che contiene “Love Like Blood” ed, appunto, “Eighties”, altra hit famosissima, il cui incedere di riff di chitarra, a detta di molti, è stato usurpato non troppo velatamente dai Nirvana di “Come As You Are”, ossia “Night Time”. Sarebbe, ad ogni modo, un grave errore assorbire l’intero disco nelle sue due canzoni più famose, perché questo “Night Time” è un’opera che non può essere divisa o analizzata pezzo per pezzo distintamente. Deve essere trattato ed adorato come una grande opera, come quando si rimane estasiati davanti ad un quadro rinascimentale o ad una cattedrale gotica.
Ecco cosa è per me “Night Time”, uno squarcio nel buio (“Darkness Before Dawn” ), una catarsi ipnotica (“Kings and Queens”), un urlo di liberazione (“Tabazan”), un’inesorabile coinvolgimento sensoriale (“Europe”), uno stimolo mentale (“Multitudes”). Del resto da un genio come Jaz Coleman non potevano che nascere figli geniali e la notevole influenza sua e della sua creatura su miriadi di bands attuali ne è una delle prove più lampanti e inconfutabili testimonianze.

Cosa altrimenti ci si potrebbe aspettare da uno che testualmente dice:
“Non uso il telefono, non guardo la televisione, scrivo ancora lettere. Non appartengo a questo ventesimo secolo, in un certo senso. O forse é il secolo che deve ancora raggiungermi… .” .

Bè, io direi che la seconda affermazione è sicuramente la più veritiera.

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