Il gruppo Kingdom Come è l'emanazione artistica di un cantante, chitarrista e compositore di Amburgo a nome Lenny Wolf, oggi cinquantunenne. I tredici album sinora usciti sotto questo marchio si possono strutturare in tre fasi. La prima di esse, comprendente i tre primi lavori che vanno dal 1988 al 1991, è quella "americana": Lenny è a Los Angeles e suona, registra e si esibisce insieme a musicisti americani.

La seconda fase va dal quarto album "Bad Image" del 1993 all'ottavo "Too" di fine millennio: il nostro ha chiuso l'avventura statunitense, è rientrato in Germania e collabora con musicisti locali, insistendo con lo stesso stile e genere musicale ossia l'hard rock di stampo british (Led Zeppelin e Ac/Dc i riferimenti più evidenti).

L'ultima fase di carriera, tuttora in essere ed inaugurata proprio da questo disco del 2002, vede il buon Lenny ancora e sempre nel suo paese, intento a produrre musica quasi da solo, delegando ad altri giusto gli assoli di chitarra (pochi e brevi, comunque) e facendosi magari dare una mano da colleghi esperti nella programmazione della batteria e degli altri suoni campionati e sintetizzati. Il genere musicale si è infatti a questo punto spostato verso l'industrial e mischia partiture eseguite da chitarre e altri strumenti tradizionali con invasivi suoni elettronici e campionamenti.

Il risultato è sempre ottimo: Wolf è musicista con i contro cazzi, non gli mancano il senso melodico ed armonico, un rigore ed una capacità di sintesi tutta tedesca nel creare atmosfere e iniettare potenza con pochi tocchi degli strumenti principali (basso, chitarra e batteria) e dell'elettronica a supporto. La sua voce è particolare, non semplice da digerire per via di un'inclinazione al supplichevole e al lamentoso, il suo vibrato drammatico e implorante può risultare stucchevole... una specie di Robert Plant meno hippy e più ombroso, diciamo.

La storia di questo musicista è simile a quella di tanti altri nel settore del rock e del metal: un inizio glorioso di carriera nella fase d'oro di fine anni ottanta, coi primi album ben appoggiati dalla multinazionale discografica e stravenduti, poi il rapido ridimensionamento a causa dell'esplosione del genere grunge e della relativa chiusura dei finanziamenti, da parte delle case discografiche, verso gli esecutori di rock "classico". Infine l'ultima fase più underground,  forzata dalla crisi profonda dell'industria discografica ma allo stesso tempo favorita dallo sviluppo dei Personal Computer e dall'accessibilità, attraverso di essi, della qualità di registrazione professionale una volta appannaggio esclusivo di studi attrezzati e costosi

Lenny non dev'essere un simpaticone... fotografie con lui che sorride rilassato non se ne conoscono, sicuramente è un fottuto accentratore, di quelli che non gli sta bene niente e criticano qualunque cosa, in specie proveniente dai malcapitati collaboratori. La sua carriera è lì a dimostrarlo, in qualche modo: il primo album dei Kingdom Come vendette milioni di dischi... questo qui e tutti gli altri usciti nel nuovo millennio li conoscono solo in Germania. Qui in Italia il ricordo delle sue gesta è estremamente flebile, si cita questo gruppo più che altro per gli insulti che si prese, ad inizio carriera, come bieco clone dei Led Zeppelin.

Non è giusto, a mio sentire Wolf ha prodotto tredici album di grande rock duro, manlevandosi dalle cospicue derivazioni iniziali e focalizzando un suo proprio stile. Personalmente stravedo  per questo ombroso crucco... avverto il suo raro talento nel tirar fuori, con pochi tocchi di chitarra ritmica dal timbro sempre superbamente indovinato, col treno di batteria tipicamente a'la John Bonham cadenzato e strapotente, coi cambi di accordo asburgicamente drastici ed efficaci, con gli inserti elettronici drammatici e suggestivi, l'essenza sublime del rock melodico e tosto. La sua sintesi austera, razionale ma passionale degli ingredienti che fanno grande questo genere mi arriva con forza ed ammirevole evidenza.

Ascoltatevi la quarta traccia "Didn't Understand" per carpire la maestria di Lenny con l'arrangiamento e la produzione: quando, sul loop elettronico del prologo, arrivano le chitarre ritmiche stoppate con una dinamica bestiale, si fa letteralmente un salto sulla sedia. A lui bastano anche due accordi di chitarra acustica ben trattata (sentire l'attacco della immediatamente successiva "Forever") per creare subitanea tensione e musicalità. Viva la Germania, terra di conquista del rock classico e di sincero attaccamento e devozione per i suoi maestri (inglesi, e americani), nonché per i suoi degni discepoli come Mr. Wolf.

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