Nel 1975 i Kiss avevano da poco pubblicato "Dressed To Kill", disco molto bello che però non aveva ottenuto un successo clamoroso, quindi stavano per lasciare la Casablanca, l'etichetta con cui avevano lavorato fino ad allora, e così pubblicarono questo live nella speranza di ottenere un successo tale da restare in pista. Il successo lo ottennero eccome, tanto che quest'album restò in classifica anche dopo l'uscita di  "Destroyer", "Rock And Roll Over" e "Love Gun", anch'essi dischi di grande successo.

Il disco si apre con l' annunciatore che urla: "You want the best and you've got it, the hottest band in the world: Kiss!!!" e poi parte "Deuce". Questa versione è migliore di quella in studio, perché il gruppo è carico di energia (soprattutto la voce di Simmons) e l'urlo della folla è incredibile. Ace abbellisce l'esecuzione con un assolo più potente dell'originale. La seconda track, "Strutter", è un misto tra la versione più melodica che si trova nel disco d'esordio e quella più potente che si trova in Double Platinum. La voce dello Starchild è perfettamente intonata e tutti i membri svolgono un buon lavoro. Salto le prossime tre tracce, ossia "Got To Choose", "Hotter Than Hell" e "Firehouse", visto che sono suonate in modo simile alle versioni su disco, per parlare di "Nothin' To Lose", dove la voce di Gene Simmons si alterna, nel ritornello, con quella di Peter Criss. Quest'ultimo aggiunge anche dei piccoli colpi di classe, come rullate o colpi di pedale che, se a qualcuno possono sembrare insignificanti, a me piacciono molto. Salto anche "C'mon And Love Me" e "Parasite" per lo stesso motivo di cui sopra, per parlare di "She", che in questa versione dura circa 7 minuti con improvvisazioni, soprattutto di Ace Frehley, che suona assoli  i quali, se allungano il brano, di certo non ne appesantiscono l'ascolto, che, almeno per me, è molto rilassante.
Il brano successivo è "Watchin' You", canzone che, a onor del vero, non ho mai apprezzato più di tanto nella sua versione originale. Infatti è dal vivo che questo brano rende veramente  al 100%, grazie alla voce calda di Gene. Ad un certo punto, riecheggiano delle note di basso: si tratta ovviamente di "100,000 Years", che al terzo minuto circa, si interrompe per lasciare spazio alla batteria di Criss, che ci regala un buon assolo. Ritorna al microfono Stanley, per parlare con il pubblico e farlo urlare un po', chiedendo di ripetere quello che dice lui. Dopodiché Ace ritorna con brevi schitarrate e quando Paul intona il ritornello, il pezzo riparte per poi concludersi a 12 minuti. Ora parte una chitarra pulita e la voce di Stanley. Dopodiché la chitarra pulita si interrompe per divenire distorta e parte la voce di Peter Criss. Avrete già capito di che canzone parlo: "Black Diamond". Questa versione è sofferta e Ace fa un assolo di quelli "se ci riprova mille volte  a rifarlo non gli riviene uguale manco ‘na volta". Il Catman, nonostante non sia un cantante vero e proprio, canta discretamente. Alla fine di questo pezzo la folla incita il bis, e allora parte "Rock Bottom", con l'introduzione di chitarra pulita ridotta di più della metà. Paul è ancora carico e sempre intonato. Ma ora la sua voce bisogna di un riposino, e quindi ricomincia a dialogare con il pubblico per poi annunciare "Cold Gin", che come al solito è cantata da Simmons. Questa versione contiene la solita ottima prova di Frehley e Criss. Dopo ciò, la folla va completamente in delirio grazie a "Rock And Roll All Nite", che come al solito, nel ritornello, è cantata da tutti i membri del gruppo e Frehley ci infila uno dei suoi soliti assoli. A questo punto i Kiss capiscono che bisogna fare qualcos'altro prima di mandare "a nanna" il pubblico e allora suonano "Let Me Go, Rock and Roll", dove all'inizio Simmons urla con fare convinto: "Rock And Rooooooooooooll!!!!!!!!!!". La canzone è ben suonata e contiene un intermezzo strumentale che precede la fine della canzone.

A questo punto il disco è finito, quindi è il momento di fare alcune considerazioni: tutti i membri svolgono un buon lavoro, ma bisogna fare un plauso particolare a Stanley, che con le sue ritmiche e la sua voce non tradisce mai per tutto il live; e un plauso anche a Frehley, che con le sue improvvisazioni adorna i brani di una carica non presente nei dischi in studio.

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