Questo album è considerato (dai fan dei KISS e non) uno dei peggior lavori del quartetto newyorkese, se non il peggiore in assoluto.
Ebbene, come avete notato dal mio voto io non la penso così.
Procediamo con ordine. Siamo nel 1997, i Kiss tra meno di un anno torneranno a essere i 4 musicisti che negli anni 70 erano diventati un'icona americana. Ma fino a quel momento, Simmons e Stanley sfornano questo Carnival Of Souls ancora insieme a Bruce Kulick e Eric Singer.
Le sonorità dell'album sono vicinissime al grunge, per non parlare di tutta l'elettronica usata dai quattro, e forse è questo che ha fatto storcere il naso agli ammiratori, per non parlare di coloro a cui i Kiss non stavano simpatici per niente.
Eppure è un album validissimo, con dei punti forti. Molti lo paragonano a Music From The Elder, dell'81. Anche allora infatti i Kiss presentarono un lavoro fuori dai loro schemi usuali, insomma una sperimentazione. Anche io lo paragono a questo album, così come The Elder, infatti, è stato sottovalutato e non di poco ed entrambi sono stati chiamati i "peggior album dei Kiss" con molto coraggio, senza notare forse la scarsissima qualità di altri lavori (mi riferisco a Animalize e Asylum).
Le atmosfere sono cupe, e se non si è abituati a certi suoni, forse non si riuscirà ad arrivare sino a fine disco.
L'intro quasi insopportabile di "Hate" ci fa capire già tutto. Per non parlare del potente riff di "Rain" che rimane impresso facilmente. Segue "Master & Slave" anch'essa molto orecchiabile e a mio parere una delle migliori tracce dell'album. "Childhood's End" si apre con un piccolo intro elettronico (come la maggior parte delle canzoni) e sfocia in un bel ritornello, un po' fiacco però, la voce di Simmons sembra quasi stanca. In effetti è anche per questo che l'album è considerato "strano". Fiacco, moscio, un po' giù forse (per dirla con parole semplici). "I Will Be There" infatti è una delle più sonnolenti canzoni dei Kiss. La sesta canzone, un po' lunghetta si intitola "Jungle" e possiamo definirla il pezzo portante del disco, singolo che è stato scelto infatti all'epoca per anticipare l'album. La canzone effettivamente è molto affascinante, bellissimo il basso per tutta la durata dei 6 minuti. Nella strofa si sente la solita monotonia vocale di Paul, monotonia che però poi esplode in un eccellente ritornello.
A questo punto (a metà) dell'album si potrebbe essere piuttosto soddisfatti. Peccato che le seguenti tracce sono di una "anemia" incredibile. È quasi impossibile ascoltarne una per intero. Eviterò anche di nominarle ad eccezione dell'ultimissima traccia "I Walk Alone" che a me piace tanto. Naturalmente porta sempre alla solita sonnolenza delle altre canzoni, però è orecchiabile e dotata di un assolo carino da parte di Bruce Kulick. A proposito di Kulick, è proprio lui che canta la canzone, l'unica traccia dei Kiss con Kulick alla voce principale.
A disco finito l'ascoltatore potrà soffrire di mal di testa per due o tre ore, curabile con una bell'ascolto di musica "vera" dei Kiss, tipo Destroyer o Alive. Per quanto riguarda la recensione, tre e mezzo secondo me è il voto perfetto per questo album. La prima parte è OK, la seconda è KO, tuttavia la prima non è così tanto OK (XDXD scusate la mia semplicità)...
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