Gli anni ’80 sono stati un periodo controverso per il grande padre dell’elettronica moderna Klaus Schulze: obiettivamente ha attraversato questa decade pubblicando anche dischi decisamente minori per i suoi standard qualitativi. Ma nonostante questo ha dimostrato in qualche occasione il colpo di genio come nel doppio album “Audentity” (1983), una monumentale e magniloquente opera piena di musica di avanguardia di grande spessore. Schulze aveva fondato nel 1979 l’etichetta discografica Innovative Communications, consacrata alla musica elettronica, con Michael Haentjes e la supervisione del fidato manager Klaus D. Muller. Questa label pubblicò molti artisti interessanti fra cui il gruppo new wave tedesco Ideal (1980), il piccolo Schulze italiano Baffo Banfi (“Ma, Dolce Vita- 1979), ex tastierista di Un Biglietto per l’Inferno, alcune storiche ristampe dei Popol Vuh (“Affenstunde” -1980) e naturalemente i dischi dello stesso Klaus Schulze come “Trancefer” (1981), “Dziekuje Poland” (1983) e anche questo “Audentity”. Per l’occasione l’artista tedesco era affiancato dal violoncellista Wolfgang Tiepold, da Michael Schrieve alle percussioni in passato già con Santana e dal suo amico Rainer Bloss. Non era una fase facile e tranquilla per Schulze in quanto aveva seri problemi con l’alcol che gli impedivano di essere sempre lucido tanto vale che non riuscì a tenere sotto controllo le finanze della Innovative Communications: dopo qualche tempo l’etichetta dovette infatti chiudere i battenti.

La prima traccia “Cellistica”, dopo un inizio atmosferico, è caratterizzata dal grande lavoro al violoncello di Wolfgag Tiepold che riesce a donare nuove sfumature e colori alle sonorità. La successiva “Tango-Saty” non è fra le mie cose preferite: i suoni del synth e delle percussioni mi sembrano banali e senza mordente. “Amourage” ha invece un mood avanguardistico pacato e romantico mentre in “Opheylissem” ritornano i tipici ritmi elettronici dello Schulze-sound. La seconda facciata si apre con la lunga e minimale “Spielglocken”: le ambientazioni sono glaciali con il suono del Glockenspiel di Rainer Bloss che dona tonalità particolarmente tristi all’insieme. La traccia finale “Sebastian Im Traum”, dedicata al grande poeta austriaco Georg Trakl già omaggiato in “X” (1978), è un autentico capolavoro. Si tratta di avanguardia di alto livello in cui Klaus Schulze dimostra grande genialità sfoderando tutto il suo solido background di musica contemporanea. La prima parte è molto astratta, contraddistinta dal violoncello di Wolfgang Tiepold e dai rumori di musica concreta come i cigolii di porte che si chiudono. Le ambientazioni sono molto tese poi le sonorità tristi delle tastiere e del Glockenspiel creano un’atmosfera senza tempo raffinata e irreale: siamo in puro Sturm Und Drang. Rumori di voci fuori campo e il violoncello proseguono questo viaggio metafisico. Il finale è all’insegna di suoni avant-garde che ci avvolgono nelle loro spirali sinuose conducendoci alla fine di questo autentico tour-de force. Nella ristampa del 2005 della Revisited è presente anche l’interessante traccia aggiuntiva “Gem”.

Audentity” è un grande disco che non dovrebbe mancare nella collezione di ogni amante di Klaus Schulze. Non è facile se paragonato a certi album di grande presa degli anni ’70 ma in ogni caso contiene grande musica.

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