Gli anni ’70 sono stati sicuramente un periodo di grande creatività per Klaus Schulze: dopo i capolavori “Irrlicht” (1972) e “Cyborg” (1973) , che lo hanno pienamente consacrato come maestro indiscusso della Musica Cosmica, un genere praticamente inventato da lui, il musicista tedesco ha poi proseguito la sua carriera pubblicando dischi caratterizzati da un’elettronica più facile ma non per questo meno validi. Il gotico e magniloquente “Blackdance” (1973) - e il meditativo “Picture Music” (1975) , con i ritmi della classica “Totem”, mostravano chiaramente la strada che sarebbe stata presa da lì a poco. Il capolavoro “wagneriano” “Timewind” (1975) era una conferma del suo grande momento di ispirazione. Schulze nel frattempo stava incominciando ad essere conosciuto e apprezzato in Europa in particolare in Francia godeva di molto rispetto e credito. Ma è con la pubblicazione di “Moondawn” (1976) che si delinea chiaramente quello che sarà lo Schulze-sound da quel momento in avanti. La musica diventa in effetti di maggiore impatto, dominata dai sequencer, come già stavano facendo i Tangerine Dream del periodo Virgin, però rimane sempre di grande valore. E’ vero però che la formula qui esplorata verrà sfruttata in futuro fino allo sfinimento già a partire dalla colonna sonora di “Body Love” (1977)

Con “Mirage” (1977) invece Schulze pubblica un disco diverso di musica sicuramente più difficile e di minor presa. Nonostante questo le vendite saranno ottime a testimonianza della fama raggiunta dall’artista e di come non sempre la moneta buona scaccia quella cattiva. “Mirage” è un album che evoca scenari invernali, triste e freddo. E’stato composto in un periodo particolarmente difficile della vita di Klaus Schulze in quanto il fratello era in fin di vita e stave per morire. Contiene 2 lunghi brani intitolati “Velvet Voyage” e “Crystal Lake”. Scompaiono i facili ritmi di “Moondawn” in favore di atmosfere plumbee create dai sintetizzatori Moog. “Velvet Voyage” ci avvolge subito in un crepuscolo dell’anima senza fine. Vengono in mente i primi Tangerine Dream ma la musica è se possibile più drammatica: sembra la colonna sonora di un paesaggio di infinite distese di ghiaccio eterno. “Crystal Lake” è invece un piccolo capoalvoro e uno dei brani migliori della sua produzione: la struttura della musica è basata su lente e circolari stratificazioni sonore che creano una sinfonia epica di una tristezza cosmica infinita. E’ come vivere all’interno di un sogno che ci mette in contatto con un senso di morte incombente facendoci capire la caducità della vita umana e il senso di sgomento di fronte alla bellezza eterna della natura. Ci troviamo di fronte a musica profonda e crepuscolare, da cui traspare tutta la sensibilità di Klaus Schulze.

Mirage” è uno dei migliori Schulze che coglie questo artista un un particolare momento di ispirazione. Da ascoltare durante le giornate uggiose e piovose invernali.

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