Benvenuti alla sagra paesana delle salsicce, del vino, della pancetta e del lardo fritto. Altro che metal, rock, cazzinculus e quant'altro. Qui si respira aria folk a tutta birra (giusto! La birra! Me l'ero proprio scordata....).
Stronzate a parte, quando ascoltai il disco dei Korpiklaani "Tales Along This Road" rimasi impietrito e schifato. Tutte le recensioni del suddetto platter parlavano con toni, a dir poco, entusiasti di come la band abbia saputo tirar fuori dal cilindro nordico un folk metal divertentissimo e dinamicissimo. Io non ci trovavo nulla di divertente. Anzi: mi facevano solo incazzare perché non ci capivo un cazzo nel loro sound tipicamente "umpa-zumpa-tumpa-urca-zumpa-tumpa-tirulero". Fu così che accantonai band e album e giurai a me stesso di non ascoltare mai più un disco dei cugini minori (minorati?) dei Fintroll.
Quanto mi sbagliavo...
Dopo che un mio amico corse da me con la loro ultima release, KK, inorridii. Lui mi costrinse ad ascoltarli e io accettai. "Ora li stronco così lo stronzo impara a cagarmi il cazzo". Dopo averli ascoltati una volta ero deciso a demolirli. Però.... Però. C'è sempre più di un però quando ti accorgi che, molto probabilmente, qualche potenzialità la band può averla. Effettivamente, dopo parecchi ascolti, mi sono ricreduto totalmente, il disco è bellissimo, dinamico, variopinto e divertentissimo! Quell'ibrido tra humppa (la polka finlandese made in Fintroll), folk e power-thrash metal riesce a dare vita a riff terribilmente accattivanti che ti fanno sculettare come un folletto gaio. "Tapporauta", con le fisarmoniche, le chitarre distorte che urlano al thrash e il singer completamente ubriaco fradicio di birra, è sorprendentemente accattivante. Il ritornello, poi, è talmente idiota e ruffiano che a stento riesco a credere che la cosa mi attiri! Ma il disco non si mantiene solo sulle coordinate della first track. Questo, perché violini, flauti, fisarmoniche, cornamuse e jouhikkp (un tipo di arpa tradizionale) vi alimenteranno, nel corso delle 14 tracce del disco, la voglia di ascoltarlo fino in fondo. Complice, soprattutto, una produzione laccata e quel "dinamismo" che non ti annoia mai. Complimenti a tutta la band, specie al singer che riesce a passare tranquillamente e con disinvoltura da melodie folkeggianti e arcane (come nella melodiosa ballad "God Of Fire") ad episodi più rabbiosi e più "danzerecci".
Che dire: se amate l'originalità, l'innovazione, il dinamismo e se siete stanchi del classico stra-risentito, beh... allora i Korpiklaani meritano da voi una chance.
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