Si può dire che fra il 2016 e il 2017, molte band Thrash Metal storiche si siano come "risvegliate" tutte assieme pubblicando album che in pochi si sarebbero aspettati da alcuni gruppi dopo anni di silenzio, e altri che semplicemente attendevano il semplice compitino.

Nella prima categoria rientrano gruppi come gli Exumer, i Flotsam & Jetsam, Overkill, Havok, Megadeth e Death Angel, con questi ultimi due che pochi anni fa sembravano esser dati per spacciati dopo la qualità musicale delle precedenti uscite. Nella seconda tipologia invece si possono citare gli Annihilator, reduci da dischi sempre più sconclusionati fra loro, Tankard, Sodom o Destruction. Due anni giustamente equlibrati fra alti e bassi, quindi.

Per quanto riguarda i Kreator invece, il discorso è abbastanza differente. Considerati assieme ai già citati Destruction, Tankard e Sodom parte integrante del Big Four del Thrash tedesco, la band di Petrozza dopo un decennio di continue sperimentazioni musicali e ricerche di melodie che spaziassero dall' Industrial al più comune Heavy Metal, dal 2001 ha iniziato una lenta ma graduale risalita, o ritorno alle origini per alcuni (anche se non condivido in pieno questo termine), verso le sonorità che li aveva resi più famosi. Chiaro, Petrozza in prima persona ha sempre ammesso con sincerità che gli album usciti negli anni 90' dei Kreator (Renewal, Cause For Conflict, Outcast, Endorama) non sono stati nè pubblicati così a casaccio dal gruppo per far vedere ai loro fan di essere attivi, nè per per compromessi verso qualsiasi casa discografica, ma solo per pura passione.

"Secondo noi il successo non è mai definito dai dati di vendita. Tutti i nostri album hanno avuto successo, semplicemente perchè abbiamo raggiunto l'obiettivo al quale puntavamo."

Nel 2001, con la pubblicazione di "Violent Revolution" lasciarono da parte tutte le sperimentazioni, e tornarono a pubblicare, seppur con un tempo di attesa leggermente più lungo rispetto al passato, album che li vedeva ritornare al Thrash degli esordi, corredato però da una leggera componente melodica che contribuì indirettamente a un loro sempre più grande successo. Ora, ad ogni pubblicazione post "Violent Revolution" i fan del gruppo tedesco si dividevano in due. Chi li accusava di aver messo alle stampe una copia del suo predecessore e di aver ormai perso l'ispirazione, e chi semplicemente ringraziava e si accontentava.

A inizio 2017 perciò, dopo la pubblicazione dell'ultimo "Phantom Antichrist" nel 2012, i Kreator pubblicano "Gods Of Violence", con una determinazione se possibile ancora più forte nel voler dimostrare di aver ancora qualcosa da dire. Accompagnato da una cover che rispecchia in pieno lo stile e l'attitudine che il gruppo tedesco ha sempre avuto, le aspettative non potevano che essere alte, e a parere di chi scrive, sono state ampiamente ripagate.

Fin dall'iniziale "World War Now", i dubbi che attanagliavano anche i più scettici sono dissipati, i Kreator restano sulla loro strada, incuranti di critiche e altro. Come scritto prima, le componenti melodiche in questo album non si sprecano, ma questa aggiunta non deve essere intesa come un ammorbidimento del sound, anzi riesce a creare un'atmosfera che risulta ottima dal punto di vista sonoro. Sembra di risentire i Kreator di "Extreme Aggression" in pezzi come "Totalitarian Terror"o "Army Of The Storms", tiratissimi e un con un Mile Petroza in forma smagliante, con un tono di voce ruvido ma inconfondibile. Funziona più da anthem "Hail To The Hordes", ma non va inteso come uno di quegli inni ai fan fini a sè stessi, con parole che ai Manowar farebbero solo che invidia, ma come un pezzo che risulterà devastante in sede live e accompagnato da un ottimo riff. Scende più nell'anonimato "Side By Side", una sorta di copia incolla della precedente canzone, e stesso discorso può essere fatto per "Lion With Eagle Wings", troppo scontata e deludente nel suo andazzo, e specialmente nel ritornello. "Satan Is Real" invece, scelto come principale singolo dell'album, mette al centro della scena il cantato scarno ma essenziale di Petrozza, e un incredibile lavoro dietro la batteria di Jurgen Reil.

I Kreator, assieme ad altri pochi gruppi storici, dimostrano di non aver ancora esaurito le cartucce, e mettono a segno forse uno dei loro migliori prodotti da "Violent Revolution". Un piccolo passo indietro forse è stato fatto nella produzione, che sminuisce eccessivamente in alcune parti il lavoro delle chitarre, ma sono veramente piccolezze. I tempi di lavori come "Pleasure To Kill" e "Terribile Certainty" sono ormai lontani, ma i Kreator non fanno rimpiangere niente di tutto ciò, e anzi, danno prova di saper guardare al passato senza buttarsi nel riciclo musicale. Nell'attesa del successore di questo "Gods Of Violence", tanto di cappello a Petrozza e soci.

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