"Pensavo di aver sentito una porta aprirsi, invece era soltanto l'ennesima che si chiudeva".

Avete presente la teoria del gatto di Schrodinger? Per farla breve: prendete un gatto e mettetelo dentro una scatola con una fialetta di veleno. Dal momento che la scatola è chiusa e non vediamo più il gatto, lo si deve considerare sia vivo che morto (causa il veleno) contemporaneamente. Perché non possiamo escludere ogni caso che gli eventi possono portare. Ovviamente il gatto sarà solo in una condizione, che sarà quella che scopriremo noi (e solo noi) quando riapriremo la scatola. Ora, proviamo per una volta ad immedesimarci in questo benedetto gatto. Come ci sentiremmo noi in una condizione del genere (ammesso che sia plausibile, ma è proprio questo il punto)? In fondo non è proprio il massimo. Non sei vivo, né morto. Anzi, sei tutti e due! Uno stato d'animo praticamente così assurdo, quanto così perfettamente riassunto dai La Dispute.

Questo loro esordio (del 2008) è in un certo senso, un inno alla vita. O meglio, alla possibilità che la vita ci offre. O meglio ancora, alle possibilità mancate che la nostra vita ci avrebbe potuto offrire, se alcuni eventi fossero andati in modo un pochino diversi. Insomma, apriamo la scatola e cosa troviamo? Il nostro gatto eroe è vivo o è morto? E' una porta che si apre o è una porta che si chiude? Tu che stai leggendo questo, utilizzi il tuo tempo in meglio o in peggio? Ultimo quesito a parte, i nostri 5 ragazzi del Michigan sembra che abbiano capito (quasi) tutto. L'hanno messo in parole e musica creando una peana sul relativismo della vita e su quanto una determinata cosa possa far felice noi e disperare altri, nello stesso momento. Nei momenti di difficoltà è bello sentirsi dire cose di questo tipo: "Non ti preoccupare, hai dato il massimo, quindi vedrai che si sistemerà". Nel mondo dei La Dispute che più o meno è da qualche parte, in fondo al fiume, tra Vega e Altair; questi discorsi non esistono. Mi dispiace. L'insieme di parole e musica che vi uscirà dallo stereo ribadirà sempre e solo un semplice concetto: quello di arrendersi. Se nella musica cercate "forza per tirare avanti" allora non cercate la musica dei La Dispute. Perché vi metterà solo in difficoltà, e potrete fare solo una cosa: arrendervi ad essa. Descrivere la musica in sé per sé mi è sempre stato difficile, qui come non mai.

Non facendo giri di parole (credo di averne fatti fin troppi) pensate ai Red House Painters che invece di "sussurrare" la loro rassegnazione alle delusioni e sofferenze della vita, la "urlano" (anche se in questo album ci sono varie parti vocali in spoken word) rendendo il tutto (a tratti) quasi ridondante. Il cantante è stato accusato di "non sapere usare la voce" passando dal cantato alle urla al parlato, ARRENDENDOSI all'intensità della musica. Non esistono strofe, né ritornelli. Non c'è uno "schema" nei testi, tutto l'album è come un lungo racconto. E tutto questo crea proprio disagio, irrequietezza: dalla voce ai suoni degli strumenti. L'album inizia proprio come finisce, ed ovviamente viceversa (ascoltare per capire) per dare quasi un senso di circolo vizioso all'immaginario creato dai nostri cinque. E' un viaggio, ci si fa governare dagli eventi. E questo viaggio (che certe volte è la nostra vita, altre volte semplici dischi di musica) è la nostra scatola. Noi ci siamo proprio dentro vivi e morti allo stesso tempo. Siamo noi il gatto di Schrodinger. E' una porta che si chiude per me, ma che si apre per te. Finisce il disco o il viaggio e bam! si scopre se siamo in grado di uscire dalla scatola. Queste, in fin dei conti, sono tutte stronzate.

E' qui il nocciolo di tutta la questione.

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