Uno dei dischi più belli dell'anno appena passato è lì, timidamente annidato in qualche server di Bandcamp delle Pampas, così lieve e delicato che non osa neanche chiedere l'obolo per essere scaricato. Ok, di dischi gratis ce ne sono a pacchi sull'internet ma solitamente si tratta di robaccia malregistrata o talmente brutta che ti vien tirata dietro, questo disco non ti cerca, non ti chiede di laikarlo su facebook o di finanziarlo in crowfunding in cambio di una maglietta autografata, se ne stà lì, se lo scarichi buon per te. E parliamo di un disco in cui lavorano 19 (diciannove) musicisti, registrato durante un lungo anno in un paese in ripresa (l'Argentina) dove la carne all'argentina costa un sacco. Ma perché tanta venialità? Non lo so, trovo miracoloso che un disco del genere venga regalato quando in Italia qualsiasi sfigato che registra una canzone con l'ipad ti chiede un euro e poi magari "pagami un pezzo di registrazione e io ti regalo una foto con dedica su facebook" ma chissene, vabbè, ci siam capiti.

 Quindi, ecco cosa ti porti a casa con zero euro:

Un'ora abbondante di sunshine-pop tutto impreziosito da strutture prog che sfociano a tratti nel metamusicale ("Ella te ama" ad un ascolto distratto farà credere di aver premuto per sbaglio il loop-canzone dell'ipod, in realtà il pezzo finisce e riinizia un paio di volte, genialata.), poi quando meno te l'aspetti parte quel gioiellino pop che è "Màs que Amigos" che vi ricorderà mille canzoni del vostro passato ma in realtà neanche una, e poi ve l'ho detto che ci sono i violini? Cascate di violini, quelli belli però, quelli tutti intricati del pop di una volta, e i fiati? In quanti dischi gratis sentite dei fiati così? Protagonisti nella costruzione dei pezzi o leziosi contrappunti a tutte le meravigliose parti di cristalline, eleganti chitarre e poi quando meno te l'aspetti un coretto che sembra uscito da quel disco dei Beach Boys che non ti ricordi come s'intitola, e poteva forse mancare la referenza Beatlesiana? Ovviamente no, e quando il disco sfocia nella contenuta psichedelia pop di chi sa scrivere canzoni storte il giusto ti vengono i mente quei quattro lì ma poi ecco che quel pianoforte tangueiro ma non troppo ti porta altrove e non fai in tempo ad amarlo che una fisarmonica cattura la tua attenzione almeno fino a quando una melodia perfetta ti spinge ad andare a cercare da dove possa venire questa musica così angelica e scopri che l'ispirazione principe di questo disco è Luis Alberto Spinetta, l'Alan Sorrenti di Buenos Aires, e poi c'è quel assolo di chitarra che pare suonato da un David Gilmour rimpinzato di Fajitas che si riprende giusto in tempo per godersi l'epico riffone psichedelico di "Dios es una càmara", apice emotivo di un album che fa sognare, a costo zero.

Ecco perché manderò un bonifico a questi geniali musicisti pop che sanno pescare dal passato con spudorata classe, non vorrei mai che l'elevato costo della carne e dei bond Parmalat non gli permetta di dar vita ad un altro geniale calderone di sontuoso, finissimo pop.

Carico i commenti... con calma