I Lacrimas Profundere, fondati ad opera del chitarrista Oliver Schmid, sono giunti al loro ottavo album e, come è già capitato a tantissime altre band provenienti maggiormente dal continente europeo, non molto tempo fa presero una decisione che suscitò apprezzamenti nonché critiche da parte degli esperti di musica: il passaggio dal doom/death metal degli anni novanta al gothic/glam dei giorni nostri e soprattutto di questo "Song for the Last View". Giustamente ci son stati coloro che li hanno saputi apprezzare quando si rifacevano a gruppi come My Dying Bride, Anathema e Paradise Lost dove a prevalere erano il suono lento, sporco e accompagnato dalla voce growl; altri che li preferiscono per ciò che son riusciti a produrre in questi ultimi anni. Il gothic metal di stampo esclusivamente teutonico del quale si son avvalsi in questi ultimi anni, non ha potuto contribuire ad una crescita in termini qualitativi bensì ad aver reso le proprie canzoni particolarmente simili a quanto già fatto nei loro rispettivi ultimi album da The 69 Eyes, To/Die/For ed H.I.M.

A differenza dello scorso album nel quale dalle prime note di "My velvet little darkness" venimmo trasportati in un'ambientazione gothic che ci riuscì ad affascinare sin da subito, in questo caso, dopo la breve e comunque incoraggiante "intro", ci rendiamo conto quante buone speranze abbiano lasciato, gradualmente, lungo il loro decrescente sentiero. Partiamo dagli aspetti positivi che hanno da sempre contraddistinto i lavori di questa, tutto sommato, valida band. La voce di Rob Vitacca è da considerare, senza ombra di dubbio, perfetta sia sul disco che in chiave live ed essendo sia calda che al tempo stesso chiara e potente mette l'ascoltatore in condizione di non trovare obiezioni. Altra caratteristica positiva di questo album riguarda la registrazione del videoclip tratto dal primo single che hanno deciso di pubblicare: "A Pearl". Tutto ciò ha comportato un lavoro in chiaro stile gotico-sentimentale che è stato realizzato in maniera altamente professionale sia per quanto riguarda le riprese che per il mixaggio. Ultimo fattore che ha contribuito a rendere l'ascolto sia piacevole che contemporaneamente appagante è stato il lavoro del batterista Korl Fuhrmann che, attraverso il suo immancabile appoggio e il suo modo unico di "pestare" così amabilmente sulla sua batteria, è riuscito a risollevare le sorti di un album "che è andato un po' per i fatti suoi" e che sostanzialmente è stato deludente.

Quando con "Filthy motes for frozen hearts" potemmo dar prova che i Lacrimas Profundere fossero ancora vivi e che ancora fossero in grado di trasmettere deliziosamente grandissime emozioni ai loro fan ancora per molto tempo, costoro si dovrebbero ricredere se avessero l'opportunità di assaporare questo loro ultimo mezzo passo falso. Ciò che ha portato alla degradazione sono state la mancanza di idee e la presunzione di voler comunque pubblicare un album con songs che sanno già di sentito. Escludendo le prime tre canzoni, le successive, a partire da "We Shouldn't Be Here", presentano alcune parti dove scuola H.I.M. si avverte così sporadicamente oramai. Sia ben chiaro che siamo lontani da quei ritmi cadenzati ed onirici che rendevano il loro sound particolarmente cupo e claustrofobico e che generavano nell'ascoltatore una sorta di "disagio piacevole". Siamo lontani da uno dei loro album migliori di sempre come "Memorandum" nel quale i Lacrimas Produndere raggiunsero il proprio apice compositivo, siamo particolarmente distanti da quelle atmosfere più o meno cupe, ma principalmente tristi, che sembravano essere un'ideale colonna sonora per alcuni di quei momenti in cui desideriamo rimanere soli con noi stessi. Le loro prime proposte fresche ed interessanti ed il loro spirito di non voler tradire le prime eccellenti composizioni son completamente svanite e se dovessimo fare un'analisi inquandrando quello che è il genere complessivo che emerge da quest'ultimo lavoro diremmo che le influenze doom son completamente scomparse a vantaggio di una sorta di garage rock a sfondo gothic.

I vecchi fan di questa lodevole band dovrebbero sperare che i tedeschi ritornassero alle loro origini (anche se dubito) dove a prevalere erano le atmosfere grigiastre, i venti lievi e goth e i temporali a ciel sereno che facevano da padroni nel loro periodo di massimo splendore compositivo.

N.B. Agli amanti di The 69 Eyes lo consiglio vivamente. Agli appassionati di gothic vero, duro ed oscuro questo lavoro non farà per voi.

Elenco tracce testi e video

01   The Last View (00:56)

02   A Pearl (03:00)

They
They took your breath
You
You look like a hopeless mess but I
Be with you
Or did you think
That I will go away
When your blood is everywhere
No, I'm here
To say

Come on lady do it again
Be my ebony pearl and try to forget what was
Just try to forget what was
We will be together even on our knees
Swear you be forever I beg you please hold on
I'm begging you to hold on

You, lie in my arms
I
Will try to keep you warm 'till then
Nothing harms
I hope that no
Goddess takes you away
Just wait for a short delay
And for you
To say

03   The Shadow I Once Kissed (03:22)

04   Veins (02:47)

05   We Shouldn't Be Here (03:32)

06   And God's Ocean (05:37)

07   Suicide Sun (03:53)

08   Dear Amy (03:03)

09   A Dead Man (03:58)

10   Sacrificial Lamb (05:12)

11   Lullaby for a Weeping Girl (03:31)

12   While (05:15)

13   Burn (04:15)

14   The Beauty of Who You Are (03:42)

15   The Shadow I Once Kissed (2nd version) (03:23)

16   Sweet Letter C (03:19)

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