“Every time I take a crap, it's a cosmic experience”

Per i meno avvezzi alle lingue straniere: “Ogni volta che faccio una cagata (o cazzata) è un’esperienza cosmica”.

Bene caro il mio Jello Biafra, parliamone. Questo EP per te è stato una cagata e di conseguenza un’esperienza cosmica? Perché io mica l’ho ancora capito sai e credimi, l’ho ascoltato e riascoltato. Allora, per cortesia, fatemi fare il punto: siamo nel 1988 e il buon JB che nel frattempo aveva già sciolto i Kennedys, superato brillantemente un processo/farsa che solo negli Sates potevano fargli e fatto un cameo in un film hollywoodiano, decide forse per noia o forse per divertirsi un po’, di cavalcare la nascente scena industrial metal capitanata dai Ministry. – Hey Al, sono Jello, che ne dici se mettiamo su un gruppo stile Pailhead come hai fatto con MacKaye? Ho già pensato a un nome, tu chiama Barker e vedi se Jeff Ward (pace all’anima sua - n.d.r.) è disponibile, così ci divertiamo un po’ – Ed ecco a voi l’anno seguente, i Lard.

Questo esordio contiene tre pezzi, ognuno diverso dal precedente, con JB che da libero sfogo alle sue liriche dissacranti e politicamente scorrette come da tradizione. Si parte in quarta con la title track, sezione ritmica coi controcazzi, chitarra frenetica e il canto “rappato” di Biafra che scaglia invettive contro la società consumistica americana. Un assalto frontale, 7 minuti e mezzo di adrenalina pura ma, hey gente, a voi sto pezzo non ricorda qualcosa? Ascoltatevi “I Will Refuse” dei Pailhead e poi ditemi se sono più fatto del solito.

Seconda traccia, “Hellfudge”. No scusate signori Lardosi, ma questo non era un fottuto EP di post industrial alternative metal punk e mejcojoni? Dopo la prima traccia mi sarei aspettato un pot pourri di chitarre distorte e rumori metallici accompagnati da scosse telluriche di batterie infuocate e invece JB e soci mi spiazzano, lui se la canticchia allegramente di sesso e religione mentre i suoi compagni Lardosi fanno tintinnare i loro strumenti al ritmo di un rock’n roll da vaudeville. La canzone è divertente e molto stile Dead Kennedys e Jello Biafra dimostra ancora una volta se ce ne fosse stato bisogno che sarebbe potuto diventare un ottimo attore di teatro, ma inizio a sentire puzza di bruciato e giuro che non è il joint che ho lasciato sopra il divano.

Il terzo e ultimo pezzo mi preoccupa ancora prima che io decida di ascoltarlo. 32 minuti??? Oh santamaronnadellincoroneta fa che sia un capolavoro! Il titolo non fa presagire niente di buono, “Time to Melt” cioè “tempo di sciogliersi”, ma in che senso? Sciogliersi loro? Scioglierci noi? Sciogliere i muscoli compreso quello ormai atrofizzato del cervello? O sciogliere il lardo in padella? Boh, ascoltiamolo… Circa due minuti più tardi JB mi sta dicendo - benvenuto nell’inferno della mente, amico -. Credo che ognuno di coloro che come il sottoscritto sia riuscito a tenere botta per tutti i 32 minuti della canzone abbia avuto la sua personale esperienza da raccontare. Per me è stato come fare un viaggio a piedi ma con i piedi affondati nel fango (userei il termine ‘sludge’) fino alle caviglie. La voce di Biafra sembra quella di un allucinato che si aggira per la città predicando che la fine del mondo è vicina, mentre il suono ossessivo e paranoico degli strumenti lo accompagna. Un incubo che sembra non avere fine ma che allo stesso tempo mi affascina e deforma la mia percezione man mano che il mio cervello ‘si scioglie’. Capolavoro o cagata gigantesca? “Every time I take a crap, it's a cosmic experience”, quindi direi esperienza cosmica, anche se la sensazione di presa per il culo rimane, soprattutto quando, esattamente a metà traccia, sembra che l’incubo sia terminato e invece i Lardosi ripartono e mi sembra di sentirgli dire – Ci sei cascato eh testadicazzo!! E invece adesso te ne facciamo sciroppare altri 16 minuti, bastardo! -. Normalmente non sono così paranoicamente persecutorio ma è tutta colpa di “Time to Melt”, lo giuro su Justin Bieber!!!

Ancora una cosa, un piccolo accenno alla copertina dell’EP. Ma che è? Un vermone di “Tremors”? Un dito tagliato? O una circoncisione andata male? No porcapupazza,è una sanguisuga! Personalmente la amo. Non la sanguisuga, la cover.

Concludendo, a 30 anni suonati di distanza dalla sua uscita questo disco non è stato in grado di mettere d’accordo tutti (e purtroppo non sono tanti) quelli che lo hanno ascoltato. C’è chi parla di disco truffa, chi di un Biafra che ha tradito il punk rock, chi di un’operazione commerciale dei due leader, chi ancora di una pietra miliare del punk industrial che ha aperto la strada a molte altre band, chi lo considera un capolavoro e basta. Io lo ascolto da anni e la verità in tasca non la ho, ma di una cosa sono sicuro, che Jello Biafra quando urla ossessivamente “Avoid everything” verso la fine della traccia 1, non si riferiva alla musica dei Lard.

Cheers

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