Dopo il sottovalutato ed ingiustamente bistrattato Antichrist (per il sottoscritto uno dei capitoli piú riusciti della sua carriera), l´amato/odiato Von Trier torna quest´anno con un altro film, che per una volta sembra mettere d´accordo praticamente tutti (critica, tra l´altro davvero molto lusinghiera e pubblico).

Il film parte con premesse inquietanti: il pianeta Melancholia incrocierá tra breve l´orbita della Terra, gli scienziati assicurano che una collisione sia da escludere, ma sará davvero cosí? Ovviamente no. E il film parte subito autospoilerandosi, in un magnifico incipit (che ricalca parzialmente quello di Antichrist, col quale esistono anche altri punti in comune) in cui, con colonna sonora wagneriana (nello specifico "Tristano ed Isotta"), assistiamo a una serie di immagini apparentemente scollegate in slow-motion, rielaborate a computer ed evocanti l´arte fiamminga, che non promettono niente di buono: volti disperati, uccelli che cadono morti dal cielo, personaggi che avanzano difficoltosamente nel terreno marcio... Infine, giusto per togliere ogni dubbio anche allo spettatore meno perspicace assistiamo all´incontro scontro dei due mondi, in un esplosione che lascia senza fiato. Tutto questo per immergere lo spettatore nello stesso "mood" sentimentale di rassegnazione e ineluttabilitá che nella prima parte del film pian piano incomincia ad assillare la povera Justine.

Ma andiamo con ordine. Il film tratta infatti di due sorelle, Justine e Claire e si divide narrativamente in due capitoli, diversi ma complementari, come risulteranno alla fine anche le due sorelle. Il primo, seguente l´apocalittica introduzione, si concentra su Justine, donna in carriera ed appena sposata, che col suo novello sposo si sta dirigendo alla villa del marito della sorella (possessore di un campo da golf) dove saranno svolti i festeggiamenti. Ma durante il tragitto la sfortunata nota nel cielo il pianeta che si sta avvicinando e, in una sorta di terribile presentimente, comincia a farsi strada in lei una fortissima apatia, che la porterá nel corso della serata a distruggere completamente la sua vita sociale; il cinico Von Trier infatti si diverte a mettere sfrontatamente alla berlina l´ipocrisia delle relazioni e convenzioni sociali umane, mantenendo peró, nonostante una cupezza di fondo (lo spettatore, complice anche la visione precedente sente giá l´odore del marciume e della putrefazione in lontananza) un tono comico-ironico, una sorta di parodia nera delle commedie sentimentali. Nella seconda parte invece l´attenzione si focalizza sulla sorella Claire, apparentemente la piú forte e solida delle due, legata ai valori della famiglia e dell´altruismo, ma che spessore hanno questi di fronte alla certezza della propria fine imminente? Il tono qui si fa decisamente piú cupo e disperato, tenendosi peró lontani dall´esagerazione e dalla spettacolarizzazione tipici dei film catastrofici, il tutto assume qui toni pacati ed intimi, risultando peró molto piú drammatico e sconvolgente, ma nel contempo anche catartico, il dramma universale  che diventa innanzitutto privato e famigliare e viceversa, micro e macro-cosmo che si sovrappongono. Insomma dopo molti film riusciti ma che comunque tendevano talvolta a spingere sull´emotivitá un tantino spicciola (una delle principali accuse dei suoi detrattori), nei sue due ultimi film Lars raggiunge per il sottoscritto la sua maturitá. Film profondi e pessimisti, che toccano un´infinitá di temi e spingono alla riflessione. Sebbene giá i film precenti non fossero certo spensierate commedie si é perso in questi ultimi parti del regista, qualunque barlume di speranza, il pessimismo del nostro si fa sempre piú esasperato e totale.

Se in Antichrist si parlava ancora di pessimismo "naturale", ovvero dello scontro tra razionalitá ed istinto, uome e natura (dove quest´ultima veniva presentata come matrigna spietata ed insensibile) ora possiamo addirittura parlare di pessimismo cosmico; alla fine anche la ragione e il razioncinio (ancora di salvezza nel film precedente) nulla possono di fronte alla morte e al destino. Da vedere (possibilmente al cinema), da amare.

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