Non è mai semplice parlare delle Orme, considerato che insieme alla Premiata Foneria Marconi ed al Banco (del Mutuo Soccorso), rappresentano in maniera indubbia la vetta artistica del progressive italiano dei primi anni '70. E' infatti il 1972 a vedere pubblicati a breve distanza l'uno dall'altro STORIA DI UN MINUTO (a cui farà seguito alla fine dello stesso anno l'eccellente PER UN AMICO) per la PFM, BANCO DEL MUTUO SOCCORSO (succeduto a neanche sei mesi da quella pietra miliare che sarà DARWIN!) e quella raffinata unione tra pop e progressive che è UOMO DI PEZZA. L'anno prima per il gruppo veneto era stata la volta di COLLAGE, innovativo e pionieristico ma debitamente ossequioso verso eminenze inglesi come Genesis, Jethro Tull o Emerson Lake & Palmer. Con il raffinato concept-prog di FELONA E SORONA (1973) e l'adamantino CONTRAPPUNTI (1974), - intervallati dai concerti al Teatro Brancaccio di Roma immortalati su IN CONCERTO (1974), - si giunge all'americanizzazione di SMOGMAGICA (1975) e ad un cambio di direzione stilistica che con i successivi VERITA' NASCOSTE (1976) e STORIA O LEGGENDA (1977) vedrà il gruppo solcare le strade di una maggior commercializzazione, mentre con l'acustico FLORIAN (1979) giungere alla fine della decade fieramente, seppur in maniera diversa da come era iniziata, E' proprio nel 1980 che vedono la luce PICCOLA RAPSODIA DELL'APE (tentativo riuscito di unire classica e rock) e nel 1982 VENERDI' (un raffinato esempio di musica leggera adattato ai tempi che neanche Sanremo accoglie), per poi riaffacciarsi dopo ben otto anni con il debole ORME che sigla la fuga del grande tastierista Tony Pagliuca e l'ingresso dell'ospite Michele Bon che metterà in campo la competenza di musicista a tutto tondo nel successivo ELEMENTI (2001).

La prima prova del nuovo millennio e di quelle che potremmo definire Le Orme con Michele Bon, ci pone di fronte ad una musica che si basa molto su di un telaio sonoro fatto di tastiere avvolgenti e ritmica sostenuta, in cui melodie tardobeat dell'epoca d'oro vengono ad essere rispolverate e riproposte audacemente secondo i consueti canoni del prog. Una musicalità fatta di arie classiche che si dispiegano e si ritirano sapientemente, in cui i brani dilatati si nutrono alla sorgente del buon gusto, rivelando un'alternarsi equilibrato tra atmosfere soft e più irrequiete, senza mai urtare con le lodevoli bizzarrie ritmiche che si possono ascoltare. Un sound rimarchevole ed abbondante al cui vertice l'inconfondibile timbrica vocale di Aldo Tagliapietra si staglia con eleganza, tratteggiando quadri narrativi magari già noti, ma sempre toccanti ed intensi. Parliamo di composizioni che proiettano l'ascoltatore in un sentiero immaginario, attorno al quale, ruota un mosaico di sentimenti di intimità la cui volontà di ricercatezza non viene mai meno. Dall'introduttiva Danza del Vento alla conclusiva ripresa di Risveglio, un disco che snocciola trame musicali avvolgenti in cui è sempre viva una propensione alla sinfonia che si muove in un tessuto omogeneo, ricco ed interessante ma senza mai dare l'idea di propagarsi in strutture prefissate. Pop sinfonico dal sottile fascino senza perdere la strada maestra, tonitruante ma sempre in bilico, riff aggressivi e momenti delicati, corposo e ridondante, filo compositivo coerente che comunque non aggiunge nulla alla summa del verbo progressivo.

Con ELEMENTI il secondo passo della trilogia che terminerà tre anni più tardi con il discreto L'INFINITO,propone una musica sempre molto laid-back in cui il quartetto predilige un approccio strumentale molto vicino ai tempi d'oro che furono, senza privarsi di strutture e complesse prossime alla contemporaneità che ne mettono sempre in risalto una memorabile originalità.

Carico i commenti... con calma