Dove eravamo rimasti con Les Claypool?!?... Si adesso ricordo: alla mia recensione "telefonica" sul suo ultimo progetto in ordine di tempo, ovvero il Duo De Twang.
Vi prometto che questa volta sarò serio, molto serio. Ma da subito mi sovviene un'ulteriore domanda: è davvero necessario mostrare serietà quando si parla di un personaggio così folle e bizzarro come solo Les ha saputo essere nella sua ormai trentennale carriera come musicista? Non perdiamoci in ragionamenti contorti e parliamo di questo suo disco pubblicato nell'ormai lontano 1996. Il primo uscito a suo nome con in aggiunta Holy Mackerel, ovvero il Sacro Sgombro (e qui è già necessario aprire una parantesi sul nome bislacco scelto dal bassista californiano: genialità pura e semplice).
Fa tutto da solo o quasi nell'album Les: suona basso, batteria, chitarra, archi ed archetti vari, canta, produce. Registrato al Rancho Relaxo, studio-abitazione di sua appartenenza; quindi è facile immaginare, conoscendo il personaggio, come incida tutto quello che vuole, come vuole, senza nessun vincolo nei confronti di case discografiche. Infatti è la sua stessa etichetta, la Prawn Song, ad immettere sul mercato discografico questa opera nell'Agosto di vent'anni fa (e sembra ieri mannaggia!!!).
Copertina come sempre psichedelicamente demenziale, con quel diavoletto che reca in mano un non meglio identificato intruglio di dubbia provenienza; circondato da una serie di stelle indicanti senza ombra di dubbio che il livello alcolico ha già superato la soglia di attenzione.
Si parte alla grandissima con il country-blues acustico di "Running the Gauntlet": un minuto e mezzo di cazzeggio strafottente, con la voce di Les distaccata, lontana che d'improvviso si trasforma in un fischiettio, scandendo il tempo di questa breve canzone dal sapore roots-contadino.
Nel secondo brano "Holy Mackerel" si avverte la presenza di un manipolo di amici: Jay Lane alla batteria e Mark "Mirv" Haggard alla sei corde: personalmente uno dei vertici non solo dell'album, ma di tutta la produzione del Signor Claypool. Un genuino crossover psichedelic-funk, trascinato dall'incedere balzellante del basso impetuoso di sua maestà Les; con un assolo di chitarra acidissimo e dinamitardo posizionato quasi alla fine del pezzo: un capolavoro. Appunto...
Con "Hendershot" si entra in balera direttamente dalla porta principale: una variopinta polka dal sapore messicaneggiante che mette allegria. Provate ad ascoltarla ad occhi chiusi ed a mente libera: verrete proeittati in una sagra texana dalle parti di El Paso, lungo il confine con il caldo Messico.
L'oscura e pressante "Delicate Tendrils", ed ancora Les si diletta nel suonare tutti gli strumenti, vede la partecipazione alla voce di Henry Rollins: il suo cantato risulta essere uno spoken word a tratti mantrico, sorretto in egual maniera dal suono liquefatto del "solito" e solido onnipresente basso.
La strumentale "The Awakening" mi conferma per la milionesima volta come la perizia tecnica di Les sia di livello stratosferico e per me insuperabile: una cavalcata funk che mi ricorda molto da vicino i Primus di Pork Soda.
Doveroso, prima di concludere, rendere il giusto omaggio ad un altro brano tra i più riusciti dell'album: "Me and Chuck" una sorta di improvvisata jam strumentale con la chitarra di Charlie Hunter ad aggiungere ulteriore strampalata follia: il buon Frank Zappa avrebbe gradito, senz'altro.
Promosso a pieni voti, ma il mio è un giudizio di parte. Opera unica che non avrà seguito (per me è un peccato).
Ad Maiora.
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