Oh, Till Till, poeta, piromane, esibizionista, frontman inimitabile, cazzaro incommensurabile, ma che minchia mi hai fatto ascoltare!? Ma non è questo il punto, è che sto dischetto me lo sono pure goduto, mi ha divertito parecchio, e questo un po' mi preoccupa. Ok, "Te Quiero Puta" era esilarante, "Pussy" godibile, ma undici canzoni così una dietro l'altra, cantate in inglese poi? Oh mein gott! Ascoltare sto album/cazzeggio è stato un vero azzardo, ne sono uscito bene, ma il rischio era quello di compromettere la mia percezione, la mia stima di una delle mie più grandi icone dell'adolescenza. Già, per il sottoscritto i Rammstein sono tuttora un affare di cuore, una cosa seria. Non ho remore di nessun tipo a definirmi un loro fan, se lo sono strameritato; ancora oggi, quando mi chiedono quale sia il mio gruppo (rock) preferito, io rispondo senza esitazione "i Rammstein". Guardando indietro mi accorgo che, a livello di importanza "formativa" per il mio percorso di ascoltatore un'influenza così determinante l'hanno avuta, oltre a loro, solo i Queen (il primo amore non si scorda mai) e gli ABBA; i R+ mi hanno introdotto ad un determinato tipo di elettronica, un determinato tipo di attitudine, hanno allargato i miei orizzonti"nazionali" per così dire, dato che sono stati i primi artisti di lingua non inglese che ho avuto modo di conoscere approfonditamente. Tra tutti i gruppi metal da me ascoltati in quegli anni sono stati gli unici che abbiano veramente significato qualcosa, per cui il mio apprezzamento andasse più in profondità di un mero capriccio epidermico, gli unici ad aprirmi scenari nuovi e che mi interessassero veramente.
Ecco perchè non potevo non ascoltare "Skills In Pills", e dopotutto mi sono sorbito pure l'orrido primo album degli Emigrate di Richard Z. Kruspe, discreto fabbro e niente più che ha "provato" a fare sul serio; Till Lindemann che cazzeggia e si prende per il culo non può sicuramente fare di peggio, al limite farà un po' meno schifo, pensavo, ma alla fine neanche quello. Insieme al compare polistrumentista Peter Tagtgren ha messo in piedi una godibilissima baracconata dalle forti tinte autoironiche, già a partire dalla copertina, e con tematiche da bollino rosso inferno, sconsigliabili ad un pubblico particolarmente sensibile. Till Lindemann è un pirata e un signore, non confonde il sesso con l'amore, anzi, l'amore lo tiene proprio fuori, qui c'è solo gratuitous sex elargito a piene mani; feticismo in varie forme, BDSM, piogge dorate, sodomia et cetera et cetera. Cos'ha "Skills In Pills" di diverso da un album dei Rammstein? Molta meno ambizione in primis, i suoni sono meno tirati, più omogenei, meno creativi (non c'è Flake e si sente): un metalletto-bubblegum orecchiabilissimo, divertito e divertente, con richiami gotico-orchestali assolutamente goliardici. Ovviamente niente raffinatezze come "Nebel", "Reise, Reise", "Dalai Lama", "Ein Lied", "Haifisch", "Roter Sand" e cose simili, tutti gli aspetti più artistici dei R+ sono stati completamente piallati, anche a livello di testi: niente influenze colte e niente allusioni, "Skills In Pills" è esplicito, volgare, pacchiano, tamarro e, soprattutto, fottutamente spassoso.
Alla fine è venuto fuori un dischetto piacevolmente scuoticulo, con SIP si balla che è un piacere e il vocione supersexy di Till crea un effetto overblown epico/epicamente comico, Peter Tagtgren svolge un lavoro veramente egregio come produttore e tastierista, i suoni sono belli gonfi e tronfi, il riffing assolutamente insignificante ma questo è normale, già nei R+ la chitarra è una componente assai più strutturale che espressiva, figuriamoci qui. Tra le chicche più notevoli citerei soprattutto "Fat", una "Fat Bottomed Girl" all'ennesima potenza accompagnata da imponenti e solenni orchestrazioni "bachiane", "Fish On", che ripropone uno stiloso synth-metal stile "Haifisch", poi l'esilarante parodia di "Cowboy" e la titletrack, evidentissimo ma comunque godibile autoplagio di "Mein Land". Ci sono anche un paio di episodi che, musicalmente, sarebbero potuti essere dei validi spunti per la casa madre: "Yukon", bel midtempo d'atmosfera gotico-decadente e "That's My Heart", piano-ballad di ottima fattura che chiude l'album proponendo un testo "serio" e una performance vocale straordinaria di Herr Lindemann; con un'ugola così sarebbe potuto essere un grandissimo chansonnier/schlagersanger a tutti gli effetti, a modo suo lo è, quando gli gira.
E bravo il mio adorabile porcone ultracinquantenne con tanto di panzetta da birra, che a chi lo "accusa" di essere un pagliaccio risponde con una fragorosa risata e un album del genere; senza nulla togliere a Peter Tagtgren, che come ho già detto ha svolto un lavoro veramente ottimo, creando un sound su misura e divertentissimo, il mio sogno (forse proibito?) sarebbe un side-project con Till Lindemann e Doktor Flake in stile fratelli Mael, potrebbe venirne fuori qualcosa si veramente esplosivo. ora però voglio il nuovo disco dei Rammstein, che dovrebbe arrivare in teoria tra fine anno e inizio 2016, le aspettative sono alte perchè, prima di diventare troppo vecchi per per questo genere di cose, qualche freccia al loro arco ce l'hanno ancora, ne sono certo. Vabbè li aspetto e poi si vedrà, intanto un grazie a Till per questo inaspettato divertissement, ad oggi è il mio album "dance" dell'anno, e con ogni probabilità è destinato a rimanerlo.
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