Prima le voci di corridoio, poi un finto countdown sui social della band, che ha portato in definitiva a un nulla di fatto. Qualche giorno di silenzio e poi la notizia: i Linkin Park sono tornati.

Sono passati sette lunghi anni, durante i quali la band è rimasta in silenzio, immersa nel ricordo di Chester Bennington. Ricordo che ha preso vita con la pubblicazione del boxset per il ventennale prima di "Hybrid Theory", storico album d’esordio campione di vendite, poi di "Meteora", la seconda pubblicazione, classe 2003, accompagnata da alcune b-sides tenute al tempo in archivio.

La band di Agoura Hills, California, torna in parte rimaneggiata dopo l’abbandono di Rob Bourdon, batterista e cofondatore (deciso a non continuare il viaggio senza Bennington), rimpiazzato da Colin Brittain, che è anche songwriter e produttore (Papa Roach, Dashboard Confessional, Basement). Da poche ore è inoltre ufficiale l’abbandono di Brad Delson, anch’egli fondatore, limitatamente però alla dimensione live, sostituito sul palco da Alex Feder. Delson si occuperà di tutto il lavoro dietro le quinte, continuando quindi a far parte della lineup. Rimangono saldi al loro posto Mike Shinoda, mente e portavoce del progetto, Joe Han e Dave "Phoenix" Farrell.

Ma la vera rivoluzione arriva dietro il microfono che fu di Chester Bennington, con l’approdo di Emily Armstrong, leader e fondatrice dei “Dead Sara”, band alternative rock sempre proveniente dalla Città degli Angeli.

Si vociferava già da tempo che Mike Shinoda e compagni stessero pensando a una voce femminile, per ovviare in modo più o meno pertinente alla perdita del timbro potente e unico di Bennington. Negli ultimi mesi si erano vagliate più ipotesi. Tra i nomi fatti figuravano anche Amy Lee (Evanescence) e Lzzy Hale (Halestorm), con quote in salita per la seconda delle due, dato che pochi giorni prima la Hale aveva diffuso un video in studio, che la vedeva interpretare al pianoforte una personale versione di “Crawling”.

Tutto un piacevole inganno, anche se non è casuale che le corde vocali di Emily Armstrong ricordino in modo convincente quelle della frontwoman degli Halestorm.

Scegliere una donna è stata una decisione interessante e dal relativo tasso di rischio.Un timbro femminile non può essere completamente paragonato ad uno maschile e nella fattispecie non può essere comparato a quello di una delle voci più iconiche del rock degli ultimi vent’anni. Ma può dare qualità, melodia e potenza, essendo così utile alla causa.

Al di là di ogni considerazione, la prova, per ora, sembra superata in modo convincente.

Durante un sorprendente live streaming, tenutosi presso i Red Studios di Hollywood, al cospetto di qualche centinaio di fortunati, è stato presentato il nuovo singolo “The Emptiness Machine”, è stata annunciata la data di uscita di un album nuovo di zecca, “From Zero” (previsto per il 15 novembre), accompagnato dall’imminente “From Zero World Tour”, che toccherà inizialmente cinque città, tra Stati uniti ed Europa.

In un’ora di esibizione, con un po’ di emozione, Emily ha dimostrato a tutti di che pasta è fatta. Sul palco si è vista un po’ di ruggine, data la lunga assenza della band ma dopo un paio di tracce i pianeti si sono allineati.

La voce della Armstrong, che non è una principiante dell’ultima ora, avendo vent’anni di carriera alle spalle, mentre graffia si avvicina molto allo scream aggressivo di Chester. Lo si capisce durante l’esecuzione dei pezzi storici, di matrice nu metal e figli del periodo in cui sono diventati protagonisti assoluti della scena.

“The Emptiness Machine”, con la sua semplicità compositiva, racchiude il marchio di fabbrica dei Linkin Park e apre la strada alla nuova vocalità. Il timido cantato di Shinoda stende lentamente il tappeto rosso e accoglie la voce della nuova frontwoman, dapprima squillante, poi aggressiva e coinvolgente sui refrain. Non mancano i piatti e i sintetizzatori di Mr.Han e la coralità della prima e seconda voce creano un amalgama che giunge inedito alle nostre orecchie.

Il rullante e i riff fanno scorrere le note rapidamente e alla fine del pezzo, non possiamo che essere convinti di quello che abbiamo ascoltato.

Senza pregiudizi, dietrologismi, ondate di nostalgia, già al primo ascolto riusciamo a dare più di una possibilità a questo progetto.

È l’anno zero, così ci ricorderà il titolo del nuovo album, che per assonanza vuole anche ricordare che tutto è iniziato con gli “Xero”, poi “Hybrid Theory” in fase embrionale, prima di diventare “Linkin Park”.

Come ha dichiarato Mike Shinoda, il nuovo percorso vuole celebrare le origini, ricordando da dove tutto è iniziato, mentre si strizza l’occhio al futuro. Si parte da zero, ancora una volta, per provare ad arrivare a cento quanto prima.

Emily Armstrong ha detto di non voler sostituire Chester Bennington; il suo obiettivo è renderlo orgoglioso. Difficile pensare che non lo sia già.

Per tutto il resto, come spesso accade nella vita, ci dovremo affidare al tempo. Ma si sa, chi ben comincia…

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