Dopo due anni Lisa Gerrard torna in concerto a Milano, ma da solista, per presentare alcuni brani del suo ultimo cd "The Silver Tree" oltre a brani più vecchi tratti da altri suo lavori dell'ultimo decennio e qualche perla dal repertorio dei Dead Can Dance.

Concerto all'insegna dell'Eleganza onnipresente: nella locazione scelta (il Conservatorio di Milano è l'ex convento cinquecentesco dei Lateranensi ), nell'allestimento del palco (sobrio, con dei teli bianchi per terra e sul fondo dove venivano proiettate le luci, un pianoforte a coda a destra un gong e le tastiere a sinistra perennemente illuminate da due candele), nella cantante stessa!

A 46 anni (compiuti il giorno prima) Lisa esce dai panni della Sibilla eterea e trascendentale e si mostra terrena e femmina alternando un lungo abito da sera fasciante blu allo stesso modello ma di colore bianco, scarpe col tacco e capelli biondi raccolti. Per tutto il concerto Lisa è quasi immobile con le braccia protese all'asta del microfono, concentrata in esecuzioni per perfezione tecnica e carica emotiva a dir poco incredibili. La scaletta è "astuta" e di grande impatto: tra le ovazioni più calorose del pubblico c'è quella per il secondo brano "Sacrifice" (per chi si incasina coi titoli era il brano utilizzato nello spot di Telecom, tanto per capirci...) di una bellezza sconvolgente, il cantato triste e sofferto spazia dalle tonalità più angeliche a quelle più basse, più terrene. Seguono alcuni brani del nuovo cd cantati in lingua inglese dove le tipiche ritmiche di gusto etnico/tribale si sposano ad effetti elettronici campionati ben calibrati e mai invadenti. Gli unici due musicisti che accompagnano Lisa sono un pianista eccellente già presente nell'ultimo cd ed un tastierista ai campionatori, turnista per 15 anni coi Dead Can Dance (splendide tutte le campionature degli archi).

I brani più intensi sono stati "Sanvean" che ha rispolverato il lato più etereo della Gerrard e uno dei capolavori assoluti dei Dead Can Dance: "Host of Seraphim" reso magistralmente con l'ausilio corale maschile di un amico/collaboratore di Lisa (chiedo venia ma il nome mi sfugge). Un' interpretazione che rivela anni di esperienza e ricerca non solo vocale, la perfezione nel passare in modo naturale dai registri alti a quelli bassi con virtuosismi che rievocano epoche lontanissime (dal Medioevo al Barocco) e luoghi/culture diversi (i canti delle tribù africane, i riti degli Aborigeni, i mantra indiani). Una magia che ha svegliato i morti e commosso i vivi fino alle lacrime. In chiusura un omaggio alla terra dei gladiatori con "Now we are free" in un crescendo continuo arricchito dall'amico corista (chissà come sarebbe questo brano eseguito dentro al Colosseo!) e dalle imponenti percussioni. Pubblico in delirio e standing ovation (molto più caloroso rispetto a due anni fa anche se meno prevedibile, molti non-gotici, età media 35 anni) che ha ottenuto un bis con un inedito dei Dead Can Dance e la struggente, a cappella, "The wind that shakes the barley" accolta da un rispettosissimo e partecipe silenzio.

Sono seguiti scrosci di applausi tanto che Lisa è uscita per la terza volta accompagnata dal pianista per accomiatarsi come due anni fa con la struggente e vagamente blues "Hymn for the fallen" (una ninna nanna scritta per i bambini dell'Afganistan) con dedica finale: "To all of you, beautiful people of Milano: sleep beautifully".

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