Giovedì 18 Marzo, Nonantola. Sono successe tante cose, ma veramente tante. Non me le ricordo tutte con esattezza, non ricordo nemmeno se la successione cronologica degli avvenimenti che andrò a descrivere sia corretta, ma mi fido di ciò che mi hanno riferito i compartecipi di questa avventura e delle foto a testimonianza. Fa sempre comodo farsi accompagnare da qualcuno quando sai che sarai letteralmente travolto da adrenalina, decibel e tante altre cose. Leggete con noncuranza, che l’incuria colpisca questo misero resoconto, tanto è il mio disappunto, per l’alcolosamente indotta ignoranza (se però leggeste attenti ultimo periodo notereste la raffinatezza delle mie rime AB BA…)

Cominciamo da qualche ora prima del concerto. Sono le 18.00 e sono già in pole position. Io è il mio fidato scudiero (Jack, un ragazzo del mio entourage) siamo gli unici due fan dei Living Colour a Nonantola (Mo) presenti a quattro ore dall’inizio: bel modo di accogliere Vernon e soci, ma tant’è, l’Italia non è degna dei Living Colour. Non ci scoraggeremo, però. Visto che eravamo solo in due e che le uniche sette parole di inglese le mastico io (Jack, poveretto, è un ragazzo molto simpatico ma sta all’inglese come il parmigiano-reggiano sulle cozze) sarò io l’uomo che si occuperà di accogliere degnamente i quattro e di fargli sentire il famoso calore italiano. Alle 18 e sette primi esce dal pulmone (un pulmino grande a due piani) della band il batterista Will, accompagnato da un paio di amici. Si stanno dirigendo al ristorante vicino al Vox, dove Will gusterà un piatto di “spagheto con fongola”, come li chiama lui. Ci riferirà a fine concerto di amare molto la “fongola”: Will, ti rinnovo l’invito per una cena a casa mia, gli spaghetti li trovo facilmente al supermercato e di vongole (ma anche di cozze, calamari e totani) ne conosco in quantità! Lo accompagniamo mentre si dirige verso il ristorante, scambiamo qualche impressione veloce, foto & autografi vari (mi sono fatto autografare anche il culo!), due battute veloci sul concerto della sera prima a Firenze e lo lasciamo andare a tracannare qualche bicchiere di buon lambrusco. Dopo poco è il momento di salutare Daug Wimbish, my best friend, il più grande bassista del mondo (forse). Io e Daug siamo grandi amici (si, beh dai, non proprio grandi amici). Gli ricordo che in ottobre a Zingonia gli chiesi la ragione dell’unica data italiana per la presentazione dell’ultimo album “Collide0scope” e gli rimembro la sua risposta (“i don’t know the reason why, but i promise you we’ll came back in march”), lui mi guarda, mi splanca un sorriso a trecentosettanta denti e mi urla “We came!”. Yes, you came, my best friend, e ci abbracciamo, mentre Jack rimane attonito e basito davanti al suo idolo (Jack si diletta col basso). Foto & Autografi, chiappa sinistra al posto di quella destra già autografata da Will, e lo lasciamo andare a nutrirsi. Corey è un po’ scazzato, tutto rinchiuso nel suo maglione col cappuccio e mi permetto solo di dirgli che alla fine del concerto non mi scapperà di sicuro. Lui annuisce e dice che dopo la performance verrà volentieri a fare due foto & autografi. La wodka sta allegramente circolando nel mio sangue e il mio problema principale ora è stabilire quale parte del corpo farmi autografare da Corey e da Vernon visto che ho gia le chiappe occupate. Nel frattempo che ipotizzo il membro più idoneo e se usare o meno colori acrilici (non vorrei un arrossamento molto sospetto in quelle zone), le porte del Vox si aprono. Io e Jack con morosa ci precipitiamo dentro ove avrò l’onore di sedermi sul palco e di farmi un viaggetto mentale appollaiato prorpio dove i mitici andranno ed esibirsi. La sala è completamente mia, abbraccio una spia del cantante (avrò anche l’istinto di portarla a casa con me come souvenir, ma un corpulento omone dello staff dei Colour mi fornirà molti buoni motivi per desistere) e attendo che il gruppo spalla si levi velocemente dalle balle. Poi… SHOW!!!

setlistQuei quattro scatenati iniziano con “Middle Man” da Vivid e “Leave It Alone” da Stain, ossia “come fare scatenare il pubblico in grida e balli senza troppi fronzoli e senza avvertimenti”. A differenza della data dell’ottobre scorso il volume è molto più umano. Seguiranno tre tiratissime canzoni corrispondenti esattamente alle prime tre tracce dell’ultimo disco. Ai ragazzi le vongole hanno fatto bene, spingono a più non posso senza risparmiarsi. Hira, che nel frattempo ci ha raggiunto all’interno del locale, si gusta in prima fila le evoluzioni e i cambi di tempo tra bassista e batterista. Corey libera la sua ira nelle liriche di “Postman” e “Go Away” da Stain poi si tirerà un attimo il fiato con la dolce e provocante litania di “Flying”, la canzone dedicata all’11 settembre. E qui i Living ci stupiscono tutti miscelando il finale di “Flying” con alcuni passaggi di “Heroes” di David Bowie: l’estasi da Rock’n’Roll e Wodka mi fa crede che lo abbiano fatto apposta per me (anche se non sanno affatto della mia passione per il Duca). I quattro non tralasciano di citare tutti gli album della loro storia: la scaletta è varia ed inaspettata, tra una presa per il culo ai White Stripes e un inno di scherno: “George Bush is a terrorist” cantato dal Bassista (con la B maiscola) in jam con Will alla batteria. “Cult of Personality” è da urlo a squarciagola, con Corey che fa l’occhiolino quando canta la frase su Mussolini. So che ha un certo punto durante il concerto gli ho chiesto cosa ne pensasse dei Beatles, avevano appena iniziato i bis ed eseguito “Tomorrow Never Knows” e lui mi ha guardato rispondendomi “Beatles? YEAHH! I Love them, sure!”. So anche che a Vernon si è rotta una corda, ma non chiedetemi quando e durante quale canzone, la wodka aveva il completo dominio delle mie facoltà mentali e non mi permetteva di appuntarmi esattamente tutti gli accadimenti con puntualità. Il Live (con la L maiuscola) termina con Vernon che suona una chitarra giocattolo e con una esecuzione impeccabile di “Love Rear It’s Ugly Head”, manco a farlo apposta, la mia canzone preferita dei Living. Ma non è finita, perché adesso andiamo ad aspettarli fuori. Mentre i quattro si rilassano un attimo prima di concedersi ai fan in attesa (che nel frattempo erano divenuti 6 (oltre a me, Jack, la morosa di Jack ed Hira si aggiungono il Folle e il Mulo) io intorto il mixerista per la setlist e, una volta ottenuta, vado ad acquistare “HEAD FAKE SuondSystem – Play by Play”, il progetto Jungle e DUB di Will e Daug direttamente dalle mani di Will (aspettatene una recensione a breve). Mentre prendo il cd faccio firmare a Will l’ennesimo autografo, questa volta sulla setlist. Poi fuori con Daug e Vernon, poi ancora Will, al quale sottopongo nuovamente la setlist da firmare: lui mi guarda e con un eloquente gesto mi fa capire che forse me ne ha fatti abbastanza: “C’è gia la mia firma qui! Ma dopo cosa te ne fai, li vendi???” Io gli risponde, in un inglese mai così biascicato e bofonchiato :”Forget about me, Will, i got drunk!!!” Seguito a ruota da un sospirone di Jack che tentava di esprimere la sua fuoranza a Will con un maccheroniano “I’m so out!” Ok, ragazzi, è tardi e i Living se ne devono andare. Ma prima che Will si allontani gli chiedo un’ultima cosa: “Hey Will, What’s Your Favourite Colour?” Lui ride di gusto mentre io e Jack intoniamo “What’s your favourite colour, baby? Living Colour!”.

La serata volge al termine. Io, Jack e gli altri cerchiamo di accogliere gli ultimi neuroni rimasti vivi per raggiungere a fatica le nostre abitazioni. Grazie a tutti: ai fantastici quattro per la loro solita disponibilità, simpatia oltre che una inumana capacità artistica. Grazie ad Hira, e scusa se sono stato maleducato, ma sai com’è, a volte mi lascio andare un po’ troppo! Grazie a Jack e ragazza, per il fatto che sono Jack e ragazza (come ha detto il Jack ai quattro "Thank you for exist!" Rido, Jack, io rido di gusto!). Grazie anche al Folle e al Mulo che hanno avuto la compiacenza di farsi finalmente un concerto dei Living e così hanno ottenuto anche loro una montagna di cimeli per ricordare. Ma soprattutto, grazie a Dio per aver inventato i Living Colour. Che Dio stesso li preservi in eterno nei secoli dei secoli.



Carico i commenti...  con calma