Lola ha lasciato la Romania che era una ragazzina, è andata a vivere in Francia, ha conosciuto Parigi, dimenticato Ceausescu, scoperto che anche in occidente non è tutt'oro quel che luccica. Lola è cresciuta, ha frantumato il guscio, percorso mille strade, fatto delle scelte, alcune giuste, altre sbagliate. Lola ha incontrato i no-global e quello che molti chiamano estremismo, forse dimenticando la cupidigia delle multinazionali e la violenza neofascista. Lola ha lottato, gridato, vissuto, poi ha scritto un romanzo, raccontando tutta sé stessa, ma evidentemente non le bastava. Ha iniziato a cantare ed ora ha inciso un disco, riversando nelle sue canzoni la sua storia, i suoi ideali, le sue esperienze, i suoi ricordi.

Ascolto questo disco e mi sembra di vederla percorrere questa strada impervia con la testa alta, con un briciolo di ingenuità, con giovane fierezza e molto coraggio, il coraggio delle idee sempre più rare in questi tempi di arida concretezza. Canta Lola, canta, facci sentire che esistono ancora persone che credono in qualcosa, che non hanno paura di dirlo agli altri. Canta Lola, canta, racconta il tuo mondo di resistenze, ma anche di speranze. Canta Lola, canta, facci vibrare con questi strani e affascinanti miscugli musicali tra est ed ovest, dai Balcani alle banlieue parigine. Canta Lola, canta insieme ai tuoi compagni di viaggio che fra Belgio, Macedonia, Francia, Serbia, Bielorussia costituiscono un piccolo melting-pot europeo, più autentico di quelli improntati solo al calcolo del rapporto deficit/pil.

Suonano le chitarre acustiche, unendosi a pianoforte, fisarmonica e campionamenti, divenendo uno sfondo per parole granitiche che con trasporto Lola interpreta come un delicato usignolo. La sua voce lieve non sembra un grido di indignata protesta, ma si insinua nel cuore e arriva nello stomaco, divenendo così un grimaldello per le coscienze.

Canta Lola, canta, racconta con la tua voce quel che non va, non abbassare la testa. Canta Lola, canta, ricordaci quanto è inutile e stupida la guerra, qualunque essa sia. Mostraci ancora una volta che la cultura è bella solo quando diviene una grande puttana, cosicché anche "Paint It Black" dei Rolling Stones può diventare una splendida ballata popolare degna di un chansonnier folk-rock. E non aver paura di mescolare una chitarra elettrica distorta ad un canto partigiano italiano del passato - "e seppellire lassù in montagna sotto l'ombra di un bel fior" - che alcuni vorrebbero dimenticato. Canta Lola, canta, qualcuno girerà la testa dall’altra parte, qualcun altro si tapperà le orecchie e non mancherà chi vorrà tappare le bocche, ma tu canta, canta lo stesso, perché ci sarà chi ascolterà.

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