Velvet Underground.
Oltre ad essere quello di una rivista pornografica è stato anche il nome di un gruppo che sul finire degli anni '60 nelle parti di New York rivoluzionò la scena musicale.
In un'epoca dove la psichedelia spopolava, si inneggiava al pacifismo e all'amore libero, loro, i Velvet Underground cambiavano rotta distaccandosi enormemente dagli standard musicali ed ideologici di quegli anni.
L'eccesso in musica, la perversione, le tematiche graffianti ed il loro atteggiamento così controcorrente non contribuirono quindi a metterli in buona luce.
Scoperti e lanciati poi dal re della pop art Andy Warhol (anche lui allora artista emergente) i nostri non fecero che due album (di cui sottolineo l'importanza dell'indimenticabile primo omonimo) per poi sciogliersi. Ai tre membri principali però (Lou Reed, John Cale e Nico) il futuro riserverà una buona dose di successo grazie alle carriere soliste intraprese dopo la divisione.
29 gennaio 1972, i tre musicisti "superstiti" si riuniscono a Le Bataclan di Parigi. Il risultato è un ottimo concerto acustico in cui, oltre a proporre ognuno le proprie canzoni, viene rispolverato anche il repertorio dei Velvet Underground.
Si comincia con una stupenda versione di "Waiting For The Man" dove Reed si ripropone col suo cantato/parlato tipo dei Velvet Underground accompagnato dalla semplice chitarra acustica e un fantastico piano suonato da Nico.
Segue una trascinante "Berlin" e una ruvida "Black Angels Death Song" in cui la viola di Cale fà da padrone.
Dopo una travolgente "Heroin", uno dei brani migliori del concerto, Reed si mette da parte e lascia lo spazio al microfono a Cale che ci regala tre pezzi emozionanti ed intensissimi. "Empy Bottles" spicca su tutte.
L'ultima parte del live è affidata alla bella Nico che comincia deliziandoci con una fantastica "Femme Fatale", che scorre via dolce e fredda allo stesso tempo.
Più avanti un'altro episodio intenso e trascinante è rappresentato da "I'll Be Your Mirror" appartenente all'archivio VU che apre la strada per l'ultimo pezzo di questo fantastico live: "All Tomorrow Parties", così semplice, leggera ed avvolgente.
In conclusione, un bellissimo live e una vera chicca per i fan, una nota negativa la registrazione che avrebbe potuto essere migliore, ma forse è meglio così, a loro piaceva infastidire un poco l'ascoltatore.
(chi ricorda i 7 minuti e 46 di "European Son"?)
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Altre recensioni
Di luludia
"Quel che abbiamo è spietatezza sonica e sorprendente eleganza."
"Un collante misterioso lega tutte le canzoni ed è una certa idea di ballata."