LURID BUT?

Fermi tutti.
Non spingete nel darmi subito addosso.
Non sto qui a criticare 'il mito luciferino' del Grande Lou Reed, della sua importanza con i Velvet Underground prima e da solista poi (come non osannare i capolavori fatti nella sua pluri 20nnale carriera, da 'Berlin' a 'Magic and Loss' passando per 'New York New York'?!). Insomma niente invettive o strali accusatori, per una volta?
Tranquilli.

Voglio solo tornare a sottolineare che un Artista, un Grande artista come Lou, arrivato a un certo punto, e presa coscienza che 'certe cose non si possono superare' dovrebbe avere la forza critica, etica e morale di FERMARSI e non ripetersi con deboli lavori-fotocopia ingialliti ancor prima di essere pubblicati.
In questi 14 brani (siamo ormai prossimi alla dose-massima sopportabile con i suoi 78 logorroici minuti!!) di questo "Ecstasy" del 2000, nulla viene detto di più di quello che si sapeva ormai da tempo.

Lou Reed cita se stesso e lo fa in maniera noiosa e ripetitiva pur mantenendo quel minimo di dignità interpretativa che un personaggio del suo calibro DOVREBBE assolutamente garantire (in una parola: MESTIERE, giusto mister Stipe?), elargendo un sano quanto inutile rock'n'roll d'annata che ha dei rari picchi qua e là (vedere l'iniziale 'Paranoia Key of E' o la sofisticata 'Tatters' o l'energica ' ma troppo già sentita ' 'Future Farmers of America' che ricorda sapori e mood dei primi anni ?70).
Un lavoro brutto? No di certo, le brutture sono altre in questo Grande Circo chiamato ROCK'N'ROLL, ma non si può dire certo un lavoro 'compiuto' o sprizzante energia nuova. E' il solito fottuto 'e trito- rock'n'roll sentito ormai da oltre 30 anni in mille salse diverse. Certo la voce è sempre un toccasana, profonda, sensuale da animale ferito che comunica soltanto col suo timbro velato di raucedine, al di là dei testi, per altro sempre schietti e sinceri come spade conficcate nel costato.
Basti leggersi i versi del logorroico brano (oltre 18 minuti!!) 'Like a Possum' ("Nel cuore ho un buco grande come un camion") inquieto, oscuro, elettrico e ad altissimo grado di disperazione. Avercene di pezzi così intensi fatti da gente di questo calibro (si, sto parlando anche a lei mister Vedder, non faccia finta di non sentire).

Dicevamo onesto rock'n'roll, certo ma, ripeto, niente di 'memorabile' o da far gridare 'al capolavoro' benché l'album contenga anche divagazioni country come 'Turning Time Around' o la nevrotica 'Big Sky' fatta di incalzante solito rock'nìroll con versi pesanti e taglienti come le lame arrugginite di un Gillette sulla pelle nuda, possibilmente senza schiuma (Prima o poi, da qualche parte, poco o tanto che sia, zone sanguinanti ci stanno di sicuro!)
Diciamo forse, che la parte TESTI è sicuramente quella che ha ancora qualcosa da dire (ascoltatevi il successivo 'The Raven' tratto dall'opera di Edgar Allan Poe) e che la musica potrebbe passare tranquillamente in secondo piano.

Diciamo che il futuro di questo attempato signorotto di mezza età me lo sono già prefigurato: il prossimo passo saranno i 'reading' di nuove 'canzoni'(?) fatte nei teatri con un semplice accompagnamento di fondo, indipendentemente dalla qualità dei musicisti o dal genere che suonerà.
Ma vogliamo scommettere che sarà sempre e solo fottutissimo rock'n'roll da tre accordi?! Avrebbe senso ormai fare dell'altro alla soglia dei sessant'anni, Ÿ dei quali impiegati a scrivere la Storia del Rock tra fango, sudore e lurida testardaggine!?

Diciamo semplicemente: lurido si, ma non ancora paraculo totale asservito al Sistema (giusto mister Bono?)?

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