13 Ottobre.

Un mio amico mi fa: "Oh ma sai che suonano i Low a teatro il 20 a Bologna?"

Io (ancora stordito da quel mattone a tratti impenetrabile quale è l'ultimo lavoro in studio di Gira e co.) non ci rifletto molto su e gli rispondo quasi in malo modo affermando che sicuramente il trio statunitense avrebbe eseguito solo brani dagli ultimi dischi (per carità dischi anche meritovoli ma avevo in mente altri concerti per la mente).

Riflettendoci però mi ricordai di non aver nemmeno toccato un brano del loro nuovo lavoro.

E così mi ci approccio con il dovuto interesse ma non con le dovute aspettative (dato che comunque i Low da me tanto amati sono quelli fino alle fine degli anni '90, il resto bei dischi ma che non mi avevano conquistato come un qualsiasi Long Division).

Nonostante ciò il primo brano Gentle mi piace molto e decido quindi di approfondire il disco con più attenzione. Bè ragazzi senza tirarvela per le lunghe comincio ad ascoltare il disco ogni giorno con costanza sempre più affascinato dalle sperimentazioni elettroniche che i Low hanno gettato in questa loro ultima fatica, e lo adoro, e lo amo.

20 Ottobre, il grande giorno è ormai alle porte e non potete immagine la gioia che portavo nel cuore saprendo che avrei assistito ad un concerto dei Low a teatro (posto tra l'altro magnifico e con un'acustica praticamente impeccabile).

Un duo di chitarre e voci aprono, non male ma le dolci note dei Low continuano a frullarmi nella testa.

Il trio sale sul paco.

Attimi di silenzio e si parte...

Come previsto Sparhawk e soci partono con la splendida Gentle. E sono già forti emozioni, la dolcissima voce della Parker allieta ed abbraccia tutto il teatro con infinita dolcezza e calore.

Applausi, di nuovo attimi di silenzio e si continua con No comprende.

Ancora magia, i Low sono impeccabili, suonano da dio e pare quasi di ascoltare il loro disco in CD per quanto sono fedeli e precisi.

La magia era appena cominciata ed ecco che si cambia disco, si passa a The great destroyer e i Low ci regalano uno dei due brani che farà letteralemente vibrare l'Antoniano grazie alle loro scariche improvvise di violenza che non possono non ricordare lo Shoegaze e i loro pionieri MBV.

Dopo l'esecuzione di Monkey quel concerto ha preso per me un'altra forma, e mi risulta anche difficile trovare le parole adatte per descrivere le emozioni che stavo provando, so soltanto che le mie orecchie non urlavano di gioia in quella maniera dal concerto di quest'estate degli Slowdive.

Si continua con altri brani tratti da Ones and Sixes e da The invisible Way per poi arrivare ad un altro dei picchi del concerto, ed ecco che parte On my Own.

I Low creano un moro di suoni incredibile e sembra non avere mai fine, le mie orecchie vengono piacevolmente perforate da quel sound, mi calo perfettamente nel mood e sento quelle note come se facessero parte di me da sempre, di sicuro una delle esperienze live più belle che abbia mai vissuto.

Ma la magia è cominciata ancora da poco ed ecco che arriva il mio brano preferito del loro ultimo lavoro: Spanish Translation è di una dolcezza indicibile e mi commuovo, quei vuoti e quei silenzi ammaliano l'Antoniano e tutti rimangono a bocca aperta.

Si prosegue ancora con altri brani tratti dal loro ultimo lavoro e da altri dischi come Secret Name, Things we lost in the fire e The great Destroyer (menzione speciale per Lies che si presenta come uno dei picchi del concerto grazie alla magnifica voce di Mimi e grazie a quel sottile tappeto elettronico che Garrington crea).

Siamo ormai alla fine del concerto ed i Low fingono di aver terminato, ma eccoli tornare dopo pochi secondi.

Alan farfuglia poche parole al microfono annunciando che il brano che stiamo per ascoltare proviene da un disco molto vecchio.

Il mio cuore comincia a battere forte... tutti sanno di cosa Alan parla e tutti la aspettano con ansia.

Eccola, è lì davanti a me e io non riesco a crederci... è proprio Words.

E non credo ci sia altro da aggiungere, solo quelli che conoscono I Could live in Hope possono capire la gioia che tutti noi spettatori stavamo provando.

I Low sono stati magnifici, impeccabili e terapeutici.

Per tutta la notte nel letto non ho fatto altro che guardare l'oscurità perdendomi nei loro magici mondi e pensndo a quanto di magnifico avevo appensa assistito.

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Altre recensioni

Di  rushgino

 i Low hanno cambiato aspetto formale conformandosi a ciò che la scena musicale mondiale prevedeva ma rimanendo comunque fedelissimi alla loro idea di musica e di credo concettuale.

 Ones and Sixes è in definitiva un disco avvolgente, che ancora una volta riesce a cullare l'ascoltatore nelle sue dolci cantilene che si alternano a forti scossoni di matrice pop ma che lasciano però spazio alla contaminazione elettronica.