Fresca reduce dal grande successo dei due precedenti lavori "Lucio Battisti" del 1969 ed "Emozioni" del 1970 (anche se in realtà, soprattutto per il secondo, si dovrebbe parlare più di raccolte di 45 giri pubblicati fino a quel momento che di veri e propri album), la coppia Battisti-Mogol sforna nel 1971 l'album "Amore e non amore": una sorta di concept album sul....sesso (scandalo!), declinato nelle sue varie sfaccettatture; almeno per quel che riguarda i pezzi "cantati" del disco, in quanto lo stesso è composto da otto tracce, quattro, appunto, "cantate" e quattro strumentali.

Il sesso fa subito capolino nella traccia iniziale "Dio mio no", censuratissima all'epoca, dove si parla di un invito a cena ad una lei al proprio domicilio, cena a base di bistecche, caviale e vino, con annesso rapporto sessuale incorporato. I versi incriminati, oggetto della censura, erano i seguenti: "Dopo avere mangiato la frutta si alza e chiede dove c'è il letto, poi scompare dietro la porta. La sento, mi chiama, la vedo in pigiama, e lei si avvicina e lei si avvicina vicina, vicina, vicina, vicina, vicina. Dio mio no, Dio mio no, cosa fai? Che cosa fai?". Il fatto poi che tali versi fossero accostati all' "invocazione" a Dio del titolo fece sobbalzare dalla sedia i censori (bigotti?) dell'epoca: era davvero troppo, tanto che qualcuno arrivò a parlare di vilipendio alla religione! In "Una" ci troviamo alle prese con una ragazza non tanto bella e neppure intelligente (ma tanto lei non lo sa) e dai comportamenti alquanto stravaganti, eppure: "Ma perché proprio tu, proprio tu con quella faccia? È possibile che mi piaccia una come te?" Già, perchè? Che fosse brava in qualcos'altro di meno romantico, come invece avrebbe voluto il suo corteggiatore, e di decisamente più prosaico? Chissà!

In "Se la mia pelle vuoi" viene addirittura ribaltato lo stereotipo della donna oggetto per dar vita a quello, invece, dell'uomo oggetto: qui infatti il protagonista è alle prese con una donna assatanata di sesso, che vorrebbe farlo quasi a tutte le ore sia del giorno che della notte, mentre lui vorrebbe fare anche altre cose, tipo uscire per andare al cinema o al ristorante. Non solo, per sottrarsi alle pressanti richieste sessuali di lei, il "malcapitato" inizia addirittura ad inventarsi delle scuse "da donna": "Ho male alla testa, ma tu dici di no". Vista l'inutilità di tutte le sue proposte alternative e delle sue scuse, il nostro è costretto a capitolare e ad arrendersi per l'ennesima volta ("Se la mia pelle vuoi fa' come fai"): poverino!! In "Supermarket", infine, ci imbattiamo in un lui che ha una storia d'amore con una lei, commessa del reparto frutta (banane, in particolare) di un supermarket, appunto. Lui un giovedì si reca a sorpresa nel centro commerciale dove lavora lei e non la trova; allora si presenta di nuovo allo stesso centro commerciale il giorno seguente e questa volta la trova "al suo posto". L'epilogo è tragicomico: "Supermarket, venerdì, tu lavori lì: dimmi ieri, come mai, tu non eri qui. "Tutta colpa della frutta, ne ho mangiata troppa. E così sono stata a letto giovedì". Anche tu ami tanto le banane, anche tu; ma però costan troppo le banane, e perciò questo nostro grande amore, che sfortuna, oggi stesso finirà, per questioni vegetali, di risparmio ed anche di praticità". Penso non ci voglia un genio per capire che con "banane" non ci si riferisse alla frutta, ma a qualcos'altro. Strano che i censori dell'epoca, sempre attentissimi anche alle più piccole stupidaggini, non abbiano avuto nulla da dire su questo pezzo, molto più esplicito sessualmente rispetto a "Dio mio no". Oppure pensavano che ci si riferisse veramente al frutto e si sono ingenuamente fatti sfuggire un'occasione così ghiotta? Mistero misterioso, come direbbe qualcuno. Dulcis in fundo, alla fine del pezzo in commento (anche se ciò non è riportato in nessun documento ufficiale) anzichè "Supermarket", mi sembra proprio di sentire "Supermarchette", e penso non sia un caso!

Per quanto riguarda i quattro relativamente brevi pezzi strumentali, non a caso sono anch'essi "griffati" Battisti-Mogol. E' vero infatti che Mogol scriveva i testi e Battisti le musiche, ma i titoli di tali pezzi sono opera di Mogol e sono una sorta di mini-poesie. Eccoli in rigoroso ordine di apparizione: "Seduto sotto un platano con una margherita in bocca guardando il fiume nero macchiato dalla schiuma bianca dei detersivi", "7 agosto di pomeriggio. Fra le lamiere roventi di un cimitero di automobili solo io, silenzioso eppure straordinariamente vivo", "Davanti ad un distributore automatico di fiori dell'aeroporto di Bruxelles, anch'io chiuso in una bolla di vetro", "Una poltrona, un bicchiere di cognac, un televisore, 35 morti ai confini di Israele e Giordania": a Mogol non faceva sicuramente difetto la fantasia! Probabilmente poi, tali mini-poesie esprimevano il punto di vista dello stesso Mogol rispetto a tematiche a lui care: in particolare, i primi tre sembrano rifarsi ad una logica ecologista, mentre l'ultimo sembra riferirsi all'indifferenza generale nei confronti di tragedie che sembrano distanti.

Anche il titolo e la copertina dell'album sembrano rifarsi a questa logica interpretativa. "Amore e non amore" sembra suddividere i brani strumentali, nei quali predomina "Amore", da quelli non strumentali, nei quali predomina "Non amore" (sesso, quindi?). La copertina raffigura, fra le altre cose, una donna nuda ritratta di spalle, con fondoschiena ben in evidenza. La donna in questione dovrebbe essere Grazia Letizia Veronese, all'epoca fidanzata di Battisti e sua futura moglie, anche se la stessa Veronese recentemente ha smentito fosse lei. A livello musicale il disco è molto variegato ed anche molto sperimentale, visto che si alternano rock, blues, melodie celestiali e quasi sognanti, progressive, addirittura jazz, con l'ausilio di organo, chitarra elettrica, pianoforte, batteria, archi. Il tutto è suonato con molto virtuosismo e, visti i musicisti coinvolti, non poteva essere altrimenti: oltre allo stesso Battisti, troviamo infatti Flavio Premoli, Franz Di Cioccio, Franco Mussida, Giorgio Piazza (quindi in pratica la futura PFM), Dario Baldan Bembo ed il purtroppo da poco compianto Alberto Radius.

Quindi, un disco molto sperimentale sia nei testi sia nelle musiche, che si distaccava in maniera netta dai precedenti lavori battistiani, tanto che la casa discografica Ricordi inizialmente non voleva pubblicarlo; si decise a farlo solamente dopo più di un anno, e ciò causò anche la rottura della stessa casa discografica con il duo Battisti-Mogol e la nascita quasi contemporanea della loro nuova etichetta "Numero Uno". Il merito dei due fu quello di insistere a portare avanti questo loro progetto sperimentale, fregandosene delle eventuali scarse vendite (che comunque furono molto buone, anche se non ai livelli dei precedenti lavori e nemmeno di molti successivi) ed anche del "politically correct". In definitiva, oltre a provare una sana invidia per chi ha una vita sessuale così movimentata (che sia quella di Battisti, che sia quella di Mogol o che sia semplicemente inventata) ed a constatare che se si fosse dato retta alle logiche di mercato e al politically correct questo disco probabilmente non avrebbe mai visto la luce, chioso dicendo: viva il sesso ed al diavolo il politically correct!

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