L'ultima immagine ufficiale lo ritrae solo davanti ad uno specchio su una spiaggia della Cornovaglia, un riflesso del sole non rende possibile vederlo in viso. Indossa un abito bianco, il foulard tipico di molti anni prima, Lucio sembra aver trovato il passaggio verso un nuovo piano percettivo, un livello avanzato d'espressione in cui in pochi, pochissimi, avranno la pazienza d'entrare.

Il passo antecedente è segnato da "E Già", il disco cardine su cui svolta la carriera del compositore, non più la facilità del  "cantar leggero", è venuto il momento di lasciare la zavorra mogoliana al suo destino di rapida discesa verso più mediocri produzioni. L'elettronica è la chiave, il synt pop imperante di inizio anni '80 è musica che serve a Battisti per provare a dimostrare di non essere "un vegetale" ("Scrivi Il Tuo Nome") attaccato alla routine monocorde ampiamente sondata nei limiti nel disco precedente, è la volta di osare e sbagliare, di irritare e frantumare i desideri di chi lo ha sempre ascoltato. E' un riacquistare la propria identità di sperimentatore. Suonato e composto in solitudine su una cassetta anonima data a Greg Walsh che lo avrebbe risuonato in studio alle tastiere, "E Già" è un pugno allo stomaco dato all'ignoranza che vuole Lucio un cantautore. Battisti è compositore aperto al mondo, i suoni freddi e glaciali, ipnotici e ossessivi nella stridente melodia sono il manifesto di un artista che è pronto ad andare oltre.

La parola nel significato non serve, i testi possono essere superflui e il canto incerto, il tipo "intellettuale appariscente che in fono in fondo non valeva niente" ("Mistero") non c'è più, la parola è suono.

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